E sotto la giacca i panta-jogging «È il nuovo completo in smart working»
La proposta, sartoriale, di Stefano Ricci per il 2021
Dall’Africa al Mugello, alla scoperta di Stefano Ricci, esploratore creativo immerso nella Natura. «Viaggi incredibili quelli che ho fatto in questi anni. Dal Polo Nord alla Foresta Equatoriale, luoghi meravigliosi. Ma quello che porto nella mente e nel cuore è l’esperienza del contatto diretto con la Natura di questi luoghi. Le immense distese africane sono però quelle che mi hanno regalato le sensazioni più profonde. Dalle quali poi sono nate le collezioni a cui sono più legato. In cui mi riconosco». Si svela senza timori, contraddicendo l’usuale riserbo, l’imprenditore stilista fiorentino che dell’imperiosità dell’aquila con le maestose ali spiegate ha fatto il suo logo, simbolo di uno stile maschile definito e autorevole. E sempre la Natura è la protagonista della nuova collezione inverno 2021/2022. Una teoria di capi preziosi presentati nel cuore del Mugello, nella tenuta di famiglia di Poggio ai Segugi, attuale quartier generale di Ricci. «Subito prima del lockdown della scorsa primavera ho scelto di trasferirmi qui. Questa casa è sempre stata il mio rifugio. Luogo di riflessione».
Spontaneo quindi trarre ispirazione dai boschi circostanti. «I colori delle querce e delle foglie bruciate dal sole, i castagni e la iuta. Ci siamo lasciati guidare dai colori della campagna circostante con la sua quotidianità — rivela Filippo Ricci, direttore creativo del marchio di famiglia —. Ma anche da quello stretto rapporto tra Natura e uomo. Come lo aveva splendidamente narrato nel XIX secolo George Perkins Marsh». Il creativo si riferisce a «Man and Nature», l’originale saggio pubblicato nel 1864 a New York da Marsh, all’epoca ambasciatore Usa nel neonato Regno italiano; dove successivamente scelse, proprio in Toscana a Vallombrosa, di passare gli ultimi anni della propria esistenza.
La serie di capi (fotografata sul set del Mugello da Nima Benati: «La prima campagna affidata all’estetica di una fotografa», commenta con entusiasmo Filippo Ricci), rappresenta il ritratto e l’espressione di questo momento storico. «Abbiamo giocato molto sugli spezzati, per un guardaroba più informale. Abbinate giacche dai colori accesi, dal mattone al blu, a pantaloni classici o al denim — continua il direttore creativo —. Forte la presenza delle tinte naturali scelte in particolare per i nuovi completi comfort». Il tradizionale completo due e tre pezzi dalla costruzione sartoriale del business man internazionale ha lasciato il posto alla sartorialità sportwear del nuovo «jogging suit»: giacche dalla linea perfetta ma morbide in jersey di cashmere, abbinate tono su tono a panta jogging anch’essi in cashmere; modello pensato per rispondere alle nuove esigenze del tele lavoro, essere impeccabili durante le riunioni anche se in collegamento dal proprio computer. Immancabili i tessuti pregiati e ultra leggeri, come quelli realizzati con un mix cashmere e vicuna scelti per realizzare raffinati parka; in alternativa shearling dal peso piuma o bomber dalle linee asciutte in suede idrorepellente o in morbido cocco nabuccato. Immancabile (in attesa del ritorno delle occasioni social), anche la serie di preziosi tuxedo realizzati con gli esclusivi tessuti dell’Antico Setificio Fiorentino: focus sulle lavorazioni jacquard nei toni del nero e del blu
Stefano Ricci, griffe classe 1972, oggi non è solo un luxury brand di abbigliamento maschile, ma il simbolo di un lifestyle italiano d’eccellenza: profumi, alta orologeria (recente lancio del modello «Octagon»), nonché una ristretta produzione di vini. «Anno complesso e di crisi il 2020. Ma non ci siamo arresi. Ho ridefinito le priorità: avanti a tutto la salute di dipendenti e collaboratori — commenta Niccolò Ricci, amministratore delegato del brand di famiglia —. Ma anche forti investimenti per creare piattaforme per rinnovare il dialogo con la clientela internazionale che non ha potuto più viaggiare. Creato lo “SR Club”, esclusivo punto di riferimento per i clienti più importanti nel mondo. E rispetto a un mercato europeo in sofferenza, i segnali di ripresa e dinamicità arrivano da quelli cinese, russo e americano». Fondamentale lo sguardo rivolto a un futuro costruttivo. Come scriveva Marsh nel suo saggio: «La terra è stata concessa all’uomo solo perché ne tragga frutto ma non la esaurisca».