«Più sobrietà nella tavola di Natale»
Il pranzo a casa Veronelli (non più social): «Niente rosso, nell’apparecchiatura un azzurrino-speranza»
Non è ancora Natale ma nella sala da pranzo la tavola è già apparecchiata di tutto punto, come se lo fosse. Perché Mariachiara Marmini Veronelli, anche per queste feste «diverse», ha rispettato i riti domestici. «Ogni anno i preparativi per la tavola iniziano per tempo, individuando un colore come filo conduttore. Nemmeno in questa occasione ho voluto abbandonare le nostre tradizioni, pur essendo per la prima volta a festeggiare solo noi quattro», esordisce lei, accogliendoci nella sua casa milanese dove vive con il marito Christian e i due figli.
Un’abitazione teatro della sua passione per l’accoglienza (da cui è scaturito un anno fa il progetto di in luoghi mai aperti prima «A casa… Veronelli»), e anche per questo si intuisce il dispiacere di dover rinunciare ad aprirla agli affetti familiari proprio adesso. «Per noi il Natale è da sempre una kermesse che inizia ben prima del 25 dicembre: varie cene e “natalini” con cugini e parenti che ci introducono alla giornata in cui ci riuniamo con i miei genitori, che vivono a Ferrara, mio suocero, gli zii, mio fratello e la sua famiglia, una nostra amica carissima. Circa una ventina di persone assieme a tavola», rievoca, di un momento che non rappresenta solo il pranzo condiviso. «Tutti partecipano: si cucina assieme, prima ancora c’è la ricerca dell’ingrediente speciale. Persino l’apparecchiatura è un allestimento corale».
Ecco, la tavola: quest’anno, precisa Mariachiara, sarà veramente diversa. «Se penso agli anni passati, c’erano sempre colori gioiosi, rosso e tanto oro. E poi i centrotavola, le composizioni di abete, i trionfi di frutta e dolci…», rievoca. Basta guardare la prova generale della apparecchiatura di quest’anno per cogliere un senso differente del Natale: «Mai in passato avrei pensato al color azzurro avio chiarissimo, punteggiato di stelline. Questa volta è stato il cielo l’ispirazione: quando eravamo bloccati in casa, tutti quanti lo guardavamo. Così ho pensato che la tavola oggi potesse essere quasi un messaggio di speranza». Pochi tocchi d’oro, un motivo di fiori solo accennato sul piatto da antipasto, l’argenteria di famiglia. Al posto del centrotavola, due semplici vasetti in ceramica di Bassano allestiti con del verde. E, invece del profluvio di candele, la sua passione, ci saranno dei delicati portalumini in porcellana. «È l’anno della semplicità e della discrezione. Ma senza voler stare sottotono: c’è solo voglia di dare un senso più profondo a ogni cosa, anche piccola. Senza ostentazioni».
Solo quattro commensali: una costrizione che, guardandola con altri occhi, può svelare persino aspetti piacevoli. «La nostra consuetudine alla condivisione dei preparativi rimarrà», premette la padrona di casa, raccontando di Luigi, il figlio più piccolo, abile a cogliere sulla tavola eventuali punti critici, mentre a Giovanni, il maggiore, patito di cocktail e assaggiatore assieme al padre (non lo dice, ma è nipote del celebre gastronomo Luigi Veronelli), è demandata l’ultima parola sulle pietanze. «Questa volta saranno meno abbondanti ma ciascuno avrà la sua preferita. Per un Natale meno opulento, ma improntato alle piccole attenzioni». Stesso filo conduttore a fine pranzo, con il tavolino per i liquori e il panettone, da servire con una pallina di gelato: «Nelle coppette a stelo, come si usava quando ero piccola, con il “mezzo cucchiaio”, a metà tra la versione da tavola e quella da dessert. Ormai è raro, io lo adoro e creo sempre l’occasione per riproporlo. Come una piccola tradizione di famiglia».
Il pomeriggio, da copione, si starà assieme davanti a un gioco da tavolo. «Era la tombola ma quest’anno, essendo in pochi, rilanceremo carte, domino e backgammon. Colmando l’assenza di nonni e zii con tante video call di auguri». Una riflessione sul futuro delle cene social è d’obbligo: «La voglia di stare assieme è immutata. Premesse le cautele sanitarie, serviranno luoghi il più possibile ampi (quando il nostro progetto ripartirà, sarà con una cena-simbolo in un teatro), per ricostituire la fiducia». Intanto però ecco un’idea nascere dal cuore: «Appena sarà possibile, rifaremo questa festa “mancata” , sul terrazzo. Per ritrovarci, fosse anche luglio. Ai nostri amici già l’abbiamo detto: non vediamo tutti l’ora».
Lo spirito
Non vogliamo stare sottotono ma dare un senso più profondo a ogni cosa, anche piccola
La promessa
La voglia di stare assieme è immutata: rifaremo questa festa mancata d’estate, in terrazzo