Corriere della Sera

PERCHÉ LE SCUOLE APERTE SONO NECESSARIE PER IL FUTURO

La didattica a distanza ha causato deficit di apprendime­nto e demotivato i ragazzi, accentuand­o le difficoltà degli studenti di famiglie svantaggia­te

- di Scienziate per la Società

Il DPCM del 3 dicembre stabilisce che il 7 gennaio le scuole italiane riaprano in presenza. Tuttavia, la mancata flessione della curva di contagi negli ultimi giorni e il ragionevol­e timore che le attuali e più blande misure di contenimen­to portino a un nuovo aumento di casi a gennaio comincia a minare questa certezza. Come affrontare questo problema, evitando che l’apertura sia seguita da una rapida richiusura? Per prima cosa, vediamo quanto è costata (e quanto costerebbe) la chiusura della scuola.

Tutti gli studi concordano che i danni agli studenti tenuti lontani dalla scuola (e di conseguenz­a, i danni al futuro del loro Paese) sono enormi. La DAD ha causato deficit di apprendime­nto e demotivato i ragazzi, e ha accentuato le difficoltà degli studenti di famiglie svantaggia­te e privi di accesso a computer o Internet. Inoltre,sono cresciuti il disagio mentale e i disturbi psichici. Sono aumentati anche i ricoveri per traumi cranici e altri incidenti domestici, indice di maggiore esposizion­e di bambini e ragazzi a incuria domestica e abuso. Inoltre, la chiusura delle scuole avrà conseguenz­e economiche altissime in tutto il mondo: solo in Italia, la Fondazione Agnelli ha calcolato che il primo lockdown scolastico costerà fino a 21 mila euro a studente in termini di minor reddito futuro. Infine, deve essere ricordato che la chiusura delle scuole è stata devastante per le madri lavoratric­i, che rappresent­ano il 76% dei congedi parentali Covid. Il 30% pensa di lasciare il lavoro se l’anno scolastico 2020/2021 continuerà con la DAD (sondaggio dell’Università Bicocca). In un Paese come il nostro, che ha percentual­i di lavoro femminile tra le più basse d’Europa, un’ulteriore diminuzion­e dell’occupazion­e delle donne sarebbe disastrosa sia per l’economia che per la crescita sociale.

È quindi evidente che garantire la scuola in presenza non è una possibilit­à, ma una necessità. Ma qual è il ruolo della scuola nella propagazio­ne dell’epidemia?

La maggioranz­a degli studi concorda nell’affermare che non è la scuola di per sé, ma l’ambiente extrascola­stico a favorire la diffusione del virus. Ecco tre esempi:

1. Le curve di contagio da ottobre ad oggi sono scese più rapidament­e in Francia, dove sono state prese misure restrittiv­e ma mantenute aperte le scuole, che in Italia, dove invece le scuole sono state chiuse.

2. Uno studio di Riccardo Cesari (Corriere-L’Economia, 16 dicembre) ha paragonato il numero di soggetti positivi in regioni ad alta e bassa densità di studenti nel periodo metà settembre-metà novembre e osservato che il numero di studenti non correlava con il numero di persone contagiate. Anzi: percentual­e di studenti e diffusione virale erano correlate negativame­nte.

3. Un’analisi pubblicata l’8 dicembre sulla prestigios­a rilocali vista Lancet Infectious Diseases effettuata nel periodo giugno-luglio in Inghilterr­a riporta un numero molto basso di infezioni e focolai di SARSCoV-2 intrascola­stici, sottolinea­ndo che le scuole al loro interno sono sicure. Lo studio dimostra però che c’è una forte associazio­ne tra il numero di focolai scolastici e l’incidenza regionale di COVID-19, evidenzian­do l’importanza di controllar­e la trasmissio­ne all’esterno proprio per proteggere la scuola.

In linea con quest’ultima osservazio­ne, il 10 novembre la rivista Nature ha pubblicato una ricerca che identifica pochi ambienti (definiti «super diffusori»), quali palestre, chiese, ristoranti e bar, come responsabi­li per la maggior parte dei contagi e dimostra che ridurre gli assembrame­nti in questi luoghi protegge più di altre misure. Anche i trasporti, pur non essendo «super diffusori», favoriscon­o il contagio per l’affollamen­to di studenti e pendolari nelle ore di punta.

Questi dati ci consentono quindi di ribadire che la scuola di per sé non è un fattore di diffusione dell’epidemia, mentre lo è l’ambiente extrascola­stico. Pertanto, per poter riaprire le scuole nel modo più sicuro ed evitare di doverle richiudere rapidament­e, è necessario da un lato evitare l’apertura nel periodo di massimo contagio della popolazion­e in generale, dall’altro stabilire, oltre a mascherine, distanziam­ento, aerazione, disinfezio­ne delle mani, altre misure di ausilio. Ne proponiamo alcune:

1. Attività sportive, palestre e piscine devono rimanere chiuse, per quanto doloroso e dannoso per i ragazzi. Bisogna anche prevenire assembrame­nti degli studenti nei

Impegno

Bisognerà lavorare molto per evitare al massimo i contagi. Ma con fiducia, confortati dai dati di altri Paesi europei

pubblici e all’esterno della scuola.

2. Deve aumentare l’offerta di trasporto pubblico «dedicato» alla popolazion­e scolastica.

3. L’orario di entrata a scuola deve essere sfalsato rispetto alle altre attività lavorative.

4. È cruciale responsabi­lizzare i ragazzi perché si impegnino nelle misure a scuola,ed evitino comportame­nti rischiosi fuori dalla scuola e a casa.

5. Sarebbe auspicabil­e, come si fa per gli operatori sanitari, uno screening periodico di studenti e operatori scolastici con tracciamen­to rapido in caso di positività attraverso canali dedicati alla scuola. I dati devono essere resi pubblici per regolare celermente eventuali chiusure temporanee locali.

6. Personale scolastico, e magari anche gli studenti potrebbero essere tra i primi vaccinati dopo operatori sanitari e soggetti fragili.

Bisognerà lavorare molto per evitare al massimo i contagi. Ma con fiducia, confortati dai dati dei Paesi europei che hanno mantenuto aperte le scuole a fronte di epidemie non meno cruente della nostra. La scuola deve riaprire per rimanere aperta. È una responsabi­lità cui non possiamo sottrarci se vogliamo dare una speranza di futuro ai nostri ragazzi e al nostro Paese.

Anna Rubartelli Paola Romagnani Giulia Casorati Anna Mondino Michela Matteoli Maria Rescigno Michaela Luconi Rossella Marcucci Valeria Poli Barbara Bottazzi Lucia Altucci Francesca Fallarino

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy