Parte la nuova Alitalia Con metà aerei e dipendenti
Il piano Ita: ritorno al profitto nel 2023 e dopo due anni flotta di 110 velivoli
La nuova Alitalia decollerà in primavera con la metà degli aerei e del personale rispetto all’attuale compagnia, ma punta a raddoppiare le dimensioni entro il 2025 e stima di tornare in attivo già nel 2023. E se Roma Fiumicino resta il perno operativo, Milano Linate diventerà sempre più lo scalo business mentre per Malpensa si pensa a un ruolo nel cargo. Italia Trasporto Aereo Spa — la newco pubblica creata per rilanciare il vettore tricolore — ha svelato ieri il piano industriale approvato poche ore prima dal Cda. Il documento — che conferma alcune anticipazioni del Corriere — sarà trasmesso la prossima settimana al Parlamento italiano e alla Commissione europea.
Il business plan punta alla massima flessibilità — ha detto il presidente di Ita Spa Francesco Caio — per consentire al vettore «una crescita sostenibile nel medio periodo» e perché possa «creare valore e occupazione nel lungo periodo». «In Italia il ritorno ai livelli di traffico del 2019 si avrà secondo la Iata tra il 2023 e 2024», ha aggiunto l’amministratore delegato e direttore generale Fabio Lazzerini. Per questo «nei prossimi due anni si navigherà a vista, il mercato sarà diverso da come l’abbiamo conosciuto» e così «bisogna stare più snelli possibili per cogliere le opportunità».
Il piano industriale prevede una partenza con 52 aerei (43 per i voli brevi e medi, 9 per quelli intercontinentali) contro i 104 dell’attuale società. I velivoli saranno tutti presi a noleggio e — a quanto apprende il Corriere da due fonti istituzionali — «pescando» tra quelli meno vecchi e meno costosi dell’amministrazione straordinaria. Nel 2025 la flotta dovrebbe arrivare a 110 aeromobili (84 per i collegamenti di corto e medio raggio, 26 per quelli di lungo raggio), quasi il 40% di proprietà e per i tre quarti di nuova generazione. Meno «macchine» e meno persone: i dipendenti inizialmente saranno «5.200-5.500» (contro i 10.500 attuali) per arrivare a 9.500 alla fine del quinquennio. Un tema al centro delle trattative con i sindacati che si preannunciano delicate: alcune sigle hanno espresso la contrarietà a quella che chiamano «mini Alitalia».
Da aprile a dicembre 2021 la newco stima di imbarcare 8,2 milioni di passeggeri per arrivare a 22,5 milioni nel 2025 (erano 21,3 milioni nel 2019) e generare 920 milioni di euro di ricavi (obiettivo 3,35 miliardi nel 2025). «Abbiamo un target di break even dell’Ebitdar al 2022 e dell’Ebit al 2023», ha detto Lazzerini.
Nel primo anno sono previste 61 rotte (erano 109 pre-Covid) per salire a 93 nel 2025. Sono confermati da subito i collegamenti intercontinentali da Roma con gli Usa (New York, Boston, Miami, Washington e Los Angeles), San Paolo, Buenos Aires e Tokyo: destinazioni che appartengono a «mercati naturali». In Italia e in Europa la newco taglierà le rotte in perdita (anche per la presenza delle low cost), arroccandosi sulle grandi città. A Linate (dove Alitalia ha i due terzi degli slot) oltre a presidiare il segmento premium espanderà i collegamenti in Germania e Francia, ma sfoltirà la rete nazionale.
A livello di sinergie Ita Spa in un primo tempo si appoggerà sulla partnership con Air France-Klm-Delta Air Lines, ma discute anche con Lufthansa. Sia i franco-olandesi, sia i tedeschi hanno messo sul piatto una proposta commerciale da 95-100 milioni di euro, fanno filtrare da Parigi e Francoforte.
L’altro nodo riguarda gli asset della vecchia compagnia: il marchio Alitalia, il codice di volo (AZ) e del biglietto (055), gli slot a Londra Heathrow e il programma fedeltà MilleMiglia. Un pacchetto che ha un valore stimato di 220 milioni di euro e che la newco vuole acquistare con un forte sconto. Ma senza irritare la Commissione europea che si aspetta una chiara discontinuità con l’amministrazione straordinaria.