Corriere della Sera

VéGé rilancia nel 2021 Arriva il nuovo «format» su cento supermerca­ti

- Fabio Savelli

Potremmo definire il gruppo VéGé come un osservator­io dei consumi nazionali. Per la capillarit­à dei suoi punti vendita: è primo per quota di mercato in Sicilia, Campania e Basilicata. E per la composizio­ne dei suoi negozi, che spaziano dai supermerca­ti di prossimità nei centri urbani agli ipermercat­i nei centri commercial­i. L’amministra­tore delegato Giorgio Santambrog­io definisce l’anno pandemico 2020 un momento di profonda discontinu­ità nel retail, dove per molti mesi la parte del leone l’hanno avuta i cosiddetti «prodotti da cuochi a casa» come i lieviti di birra, farina. Guida una cooperativ­a che fa oltre 11,2 miliardi di fatturato, con un modello di grande autonomia per gli imprendito­ri. Tra i marchi più riconoscib­ili Bennet, Tosano, Decò, Migros e Metro Italia Cash&Carry.

Il 2021 consentirà però un ritorno alle origini, rilanciand­o la storica insegna VéGé su un centinaio di supermerca­ti, con la creazione di nuovo format di supermerca­to. «La volontà è quella di interpreta­re le variegate esigenze del cliente», dice il top manager. Perché stiamo per entrare in un’epoca diversa in cui il modo di fare acquisti sta cambiando profondame­nte. «Da un lato ne gioverà chi ha punti vendita nei piccoli centri urbani. Lo smart working struttural­e diminuirà gli accessi nei market in centro e a perderci sarà maggiormen­te chi è posizionat­o su questo particolar­e segmento», spiega. Dall’altro sta crescendo la spesa online, aumentata nell’ultimo anno del 117%, anche per effetto delle misure di distanziam­ento con un orientamen­to su acquisti di beni «commodity» per la casa e per la persona. «Molto meno sui prodotti freschi dove la consulenza di un gastronomo resterà decisiva», dice Santambrog­io. È chiaro però che le piattaform­e (come Amazon) finiscono per crescere con la pandemia. L’accusa ricorrente ai marketplac­e è che abbiano più occasioni di vendere prodotti sottocosto, che impoverisc­ono la filiera, sfruttando le maggiori marginalit­à determinat­e dalle triangolaz­ioni fiscali di gruppi con attività sovranazio­nali. E certo non giova anche questo ginepraio di regole in cui governo, regioni e prefetti interpreta­no misure diverse, mettendo in difficoltà gli imprendito­ri della distribuzi­one, con limitazion­i alle vendite e in crisi gli assortimen­ti di prodotti freschi, rischiando di causare sprechi.

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L’amministra­to re delegato del gruppo della grande distribuzi­one Végé, Giorgio Santambrog­io

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