Val d’Isère, Goggia seconda nella discesa della paura
L’austriaca Schmidhofer va in ospedale, Brignone cade ma è illesa. Sofia: «Bene il mio atteggiamento»
Anche lei in quel punto ha rischiato l’osso del collo. Salto deciso, traiettoria molto tesa, atterraggio scoordinato. Che paura vedere Sofia Goggia appesa alle lamine degli sci: «Sono rimasta in piedi perché… sono io. E perché l’angioletto ha guardato giù».
L’angioletto le ha poi consentito di chiudere al secondo posto la prima delle due discese di Val d’Isère (poco dopo è scesa Corinne Suter, che l’ha battuta di 11 centesimi, mentre Breezy Johnson, la migliore nelle prove, è salita sul podio minore), ma ad altre non è andata così. Sono cinque, infatti, le atlete cadute in una curva che era una trappola sia perché la pista in quel punto era segnata sia perché le protezioni erano subito a ridosso.
Anche Federica Brignone ha chiuso lì la gara e il brivido è stato forte: negli occhi c’era ancora l’immagine dell’austriaca Nicole Schmidhofer che ha squarciato telo e reti con una dinamica simile all’incidente del 2001 in cui lo svizzero Silvano Beltrametti rimase paraplegico. Nicole non è stata così sfortunata, però un conto pesante l’ha pagato: trasportata in elicottero all’ospedale, le è stata diagnosticata la rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro. Stagione conclusa. Federica se l’è invece cavata con uno spavento seguito dal rimpianto: «Peccato, finalmente sciavo decentemente in discesa». A ringraziare assieme a lei gli dei delle nevi si sono unite la svizzera Haehlen, l’americana McKennis e la francese Gauche, acciaccate sì, ma rialzatesi dopo il tonfo.
Sofia Goggia ammette che il rischio è stato eccessivo in una gara in cui l’Italia ha incamerato pure i buoni piazzamenti di Elena Curtoni, Laura Pirovano e Marta Bassino. «Non è un’esperienza da ripetere — spiega l’olimpionica —, anche perché mi sono trovata a curvare sulle code degli sci. Peraltro mi sono messa nei guai perché nel tratto precedente ero andata fortissimo». Podio numero 29, con un rimpianto solo minimo per l’ottava vittoria mancata (l’ultima in libera risale al 22 febbraio 2019, l’ultima in assoluto al superG del 14 dicembre 2019): «Mi è piaciuto l’atteggiamento, ero all’attacco».
Dato che era la prima prova di velocità dopo il crash di febbraio a Garmisch e la rottura del braccio sinistro, la tremarella non mancava. «La tensione nasceva dall’adrenalina che mi invitava a spingere» spiega Sofia. Era poi un test importante anche per i dubbi «esistenziali» della primavera: «Ora so che la strada è giusta. Ho molti margini di crescita, oggi cercherò di sciare meglio. La mia situazione attuale? Da lavori in corso».