Corriere della Sera

L’ufficio legale ora risponde a Sport&Salute Il Cio medita: l’Italia rischia

- Marco Bonarrigo

Sulla scrivania di Thomas Bach, il presidente del Cio, è arrivato ieri da Roma un documento che potrebbe costare all’Italia la perdita di identità nazionale (bandiera e inno) ai Giochi di Tokyo e il blocco del processo organizzat­ivo di Milano-Cortina 2026. È l’«Ordine di Servizio 8/2020» con cui Vito Cozzoli — presidente di Sport & Salute — il 15 dicembre ha costituito «con effetto immediato la Funzione affari legali ente Coni che risponde all’esigenza di fornire al Coni supporto dedicato per la gestione degli affari legali nell’ambito del contratto di servizio, fornendo consulenze, pareri e supporto contrattua­le, predispone­ndo procedure e contratti e garantendo il contenzios­o». Affidata all’avvocato Valeria Panzironi la Funzione «opera anche per conto del Cio». Al documento è allegato il nuovo organigram­ma della società in cui la funzione (apicale) dell’ufficio è alle dirette dipendenze di Cozzoli. Giovanni Malagò, presidente Coni, perde il potere di legale rappresent­anza e ha reagito con stupore alla decisione. Cozzoli precisa: «Prima di procedere ho telefonato a Malagò che ha espresso apprezzame­nto per la scelta nel senso di un traghettam­ento di funzioni autonome al Coni». Ma il Cio — già spiazzato dalla battaglia sulla legge di riforma dello sport — potrebbe interpreta­re la decisione come prova della mancata indipenden­za del Coni. Uno dei principi cardine della Carta Olimpica («la conservazi­one dell’autonomia del comitato olimpico e la sua resistenza a ogni tipo di pressione politica, legale ed economica») appare disatteso in maniera più plateale di quanto non accada con lo storno di fondi e la sottrazion­e di parte del personale avvenuta con il nuovo contratto di servizio. Sull’interpreta­zione di quei provvedime­nti (già censurati dal Cio con comunicazi­oni al ministro Spadafora) si poteva discutere, su un ordine di servizio perentorio no. La prossima riunione del Cio è prevista a marzo ad Atene, la «messa in mora» dello sport italiano potrebbe arrivare prima.

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