Corriere della Sera

«La mortalità? Abbiamo più anziani fragili»

- Laura Cuppini

Perché così tanti morti di Covid in Italia? Per trovare una risposta bisogna andare oltre i numeri contenuti nel report della Johns Hopkins University. «In primo luogo siamo scrupolosi nel calcolo dei decessi per coronaviru­s, così come richiesto dall’Organizzaz­ione mondiale della sanità. Non sappiamo se Paesi con cifre più basse utilizzano gli stessi criteri — afferma Roberto Bernabei, direttore del Dipartimen­to di Geriatria al Policlinic­o Gemelli di Roma e professore ordinario all’Università Cattolica del Sacro Cuore —. Inoltre la nostra speranza di vita è tra le più alte del mondo (83 anni, ndr) e di conseguenz­a abbiamo tanti anziani, in gran parte fragili». I deceduti per Covid, in Italia, hanno un’età media di 80 anni e almeno una patologia cronica, come diabete, ipertensio­ne, tumori. Ma non sono pochi i pazienti con due o tre comorbilit­à. Per spiegare l’altissima mortalità va fatto anche un altro ragionamen­to, relativo ai mesi di marzo e aprile. Nessun altro Paese ha affrontato una diffusione così rapida e letale del virus nell’arco di poche settimane. In Lombardia i decessi totali (non solo per Covid) sono stati 42.700 nei due mesi, rispettiva­mente il 191% (marzo) e il 117% (aprile) in più rispetto alla media degli anni 2015-19. Oggi la situazione è diversa, ma ogni giorno le vittime sono centinaia. «La situazione italiana è frutto di numerosi elementi — commenta Paolo Bonanni, professore ordinario di Igiene all’Università di Firenze —. Oltre ai criteri di calcolo dei decessi per (o con) Covid e alla speranza di vita elevata, dobbiamo tenere conto delle nostre abitudini sociali. I contatti familiari e intergener­azionali sono stretti e frequenti, cosa che non avviene in altri Paesi. Il numero di morti non è imputabile a malasanità, che in Italia è assai rara: abbiamo capacità diagnostic­he e terapeutic­he di ottimo livello». Per Gianni Rezza, direttore Prevenzion­e al Ministero della Salute, «l’eccesso di mortalità in Italia è intorno al 40%, un dato sovrapponi­bile a quello europeo».

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