Aneri: per ristoranti e bar servono 3 miliardi in 5 anni
«I 645 milioni per ristoranti e bar? Non bastano, servono almeno 3 miliardi nei prossimi 5 anni». Giancarlo Aneri, produttore veronese di Prosecco e Amarone, di olio e di caffè, è convinto che i pubblici esercizi siano l’anello debole della filiera: «Se il governo non li sostiene, tutta la catena dell’enogastronomia rischia pesanti contraccolpi».
Com’è la situazione nella ristorazione?
«Si soffre dell’incertezza sulle decisioni tra ripartenze e blocchi. Molti sono alla rovina».
E i ristoranti italiani all’estero?
«Soffrono in tutto il mondo. Un esempio? 150 ristoranti e bar di New York acquistano il nostro caffè. Tra questi 50 hanno già chiuso».
Come si riparte?
«Con aiuti veloci a ristoranti, pizzerie e bar. I produttori, di vino e di cibo, hanno più
forze. Se non vendo l’Amarone, lo farò l’anno prossimo. Chi si occupa di somministrazione di cibo e vino, invece, non può contare su questa prospettiva. Se non tiene aperto il locale non incassa. E muore. Un aiuto esiguo alla categoria danneggia anche i produttori, che non vengono pagati dai ristoranti in crisi. Il danno è dunque collettivo».
Cosa si aspetta?
«Il presidente Conte organizzi un tavolo e chiami gli chef. Gli aiuti dovrebbero tenere conto del fatturato delle aziende. Sotto forma di un prestito di lungo periodo, almeno decennale».
La crisi durerà a lungo?
«Penso che ci vorrà del tempo perché tutto torni come prima. Ma non sono pessimista, anzi. Dal prossimo anno inizierà la rinascita nel mondo dell’enogastronomia italiana. Siamo i migliori, dal vino alla pasta e all’olio e al caffè. Il 2020 non ci fermerà».
Come immagina il futuro?
«Questa crisi ci obbliga a ripensare al modello di sviluppo. La riduzione dei consumi porterà a una selezione superiore dei prodotti. La qualità italiana avrà ancora più prospettive. La crisi diventerà una opportunità di crescita».
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Il tavolo di settore
Conte organizzi un tavolo e chiami gli chef Occorrono prestiti almeno decennali