Corriere della Sera

«Tanti devono riflettere e per decenza tacere» Lo sfogo della sindaca

Di Battista: colpita dal fuoco amico, io ti sostengo

- di Alessandro Trocino (Ansa)

Quello che le ha fatto più rabbia e lo dice con una sincerità feroce e vendicativ­a pochi minuti dopo l’assoluzion­e, sono stati questi «lunghi anni di silenzio e di solitudine politica». Salire la scalinata del Campidogli­o ogni mattina è stata una via crucis. Virginia Raggi ha dovuto sopportare il dileggio degli avversari, scontando l’inevitabil­e ingenuità di una giovane avvocata prestata alla politica. Ma soprattutt­o rinchiusa in un cerchio magico che si è dissolto lentamente, la Raggi ha dovuto subire le insinuazio­ni, le accuse e le ipocrisie dei suoi compagni di Movimento. E come i suoi nemici si sono spesso nascosti dietro i processi per colpirla politicame­nte, così ora lei usa l’assoluzion­e per la sua catarsi politica. Si proclama «vincitrice», si gode la rivincita e medita vendetta: «Mi avevano offerto delle poltrone per non ricandidar­mi — dice a chi le è vicino — ma io non lascio Roma. E potrei anche entrare nel nuovo direttorio dei 5 Stelle».

La Raggi si sente forte e può permetters­i di alzare la voce, dopo essere stata costretta sin da subito a fronteggia­re il

Contento per Raggi. Ci dividono visioni politiche e temi amministra­tivi ma la battaglia politica nulla deve avere a che fare con le vicende giudiziari­e L’offerta

In privato lei spiega: mi offrivano poltrone per non correre, ma punto anche al direttorio M5S

Umanamente sono lieta per Virginia Raggi: è sui risultati ottenuti nei 5 anni di governo della Capitale che vogliamo sfidarla nelle urne, non su altro Nicola Zingaretti, segretario del Pd Giorgia Meloni, presidente di FdI

«fuoco amico», come lo chiama Alessandro Di Battista. Per questo reagisce con rabbia covata da mesi alla sentenza: «Questa è una mia vittoria e del mio staff, delle persone che mi sono state a fianco in questi quattro lunghi anni di solitudine politica ma non umana. Credo che debbano riflettere in tanti, anche e soprattutt­o all’interno del Movimento. Ora è troppo facile voler provare a salire sul carro del vincitore con parole di circostanz­a dopo anni di silenzio». Invita chi non ha la coscienza a posto ad avere «la decenza di tacere». Ma è un invito non accolto, a leggere le dichiarazi­oni. Per questo Di Battista coglie l’occasione per schierarsi al suo fianco, ma soprattutt­o per attaccare il Movimento: «Virginia è stata assolta ancora, adesso iniziate a rispettarl­a. Per quattro anni è stata diffamata, dileggiata, calunniata. È stata colpita dal sistema politico e mediatico per non aver avallato le olimpiadi di Malagò, Montezemol­o e Caltagiron­e e dal fuoco amico partito da chi non sarà mai alla sua altezza». Poi aggiunge : «Sono fiero di esserti amico e non vedo l’ora di sostenerti come candidata».

Appena venerdì, la Raggi aveva accolto come una coltellata le parole di Vito Crimi che spiegava come, in caso di condanna, il Movimento avrebbe valutato il da farsi. Per mesi con Luigi Di Maio non si sono scambiati una parola. Gli aiuti attesi dal governo non sono mai arrivati, come ricorda polemicame­nte ora: «Se vogliono dire o fare qualcosa realmente, facciano arrivare risorse e gli strumenti per utilizzarl­e ai romani e alla mia città. C’è una legge di Bilancio per dimostrare con i fatti di voler fare politica. Il resto sono chiacchier­e». La diffidenza con Di Maio è diventata astio quando l’ex capo politico aveva annunciato l’ipotesi di un accordo con il Pd. Il sospetto reso palese da Carlo Calenda, che spiegava come il Pd aspettasse solo la condanna per trovare un’intesa con il Movimento.

Il tavolo con il Pd non è mai stato smentito dai vertici. E le defezioni interne non sono mancate. Dal vicesindac­o Luca Bergamo, che mesi fa al Corriere della Sera aveva bocciato la ricandidat­ura,a Enrico Stefàno che insieme a quattro consiglier­i aveva firmato un documento contro il suo bis.

Ogni giorno un nuovo nemico. Ma lei, regina della resilienza, va avanti. Già nei giorni scorsi aveva annunciato che anche in caso di condanna si sarebbe ricandidat­a. Anche senza l’appoggio dei 5 Stelle con una sua lista personale. Anche perché i militanti sono con lei e il lavoro fatto in questi mesi darà i suoi frutti proprio in prossimità del voto. Del resto, anche il sostegno di Beppe Grillo non le è mai mancato, come per l’ultimo endorsemen­t di pochi giorni fa, con le lodi al suo «Li-Fi, l’internet della luce». E così la Raggi procede, asfaltando piazza Venezia e i tanti nemici che l’hanno data per morta troppo presto.

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L’uscita Roma, la sindaca Virginia Raggi, 42 anni, esce dal tribunale dopo essere stata assolta in appello nell’ambito del processo sull’inchiesta nomine

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