Corriere della Sera

Conte e l’aut aut di Renzi: ho capito che rischiamo E il Pd non esclude le urne

Per due ministri il 6 o il 7 gennaio l’ex premier aprirà la crisi Orlando evoca le elezioni. Amendola: non diamo nulla per scontato

- di Tommaso Labate (Ansa)

«L’ho capito benissimo che rischiamo. Io farò di tutto per cercare una strada che eviti la crisi e per scongiurar­e le insidie di Renzi...».

È uno dei sabati mattina meno rilassati della storia dei governi Conte. Perché è il day after del decretone di Natale, quello in cui presidente del Consiglio e ministri testano il polso di un Paese sottoposto a una nuova ondata di chiusure. I sondaggi che tengono conto del dibattito sui provvedime­nti anti Covid-19 delle ultime settimane — a cominciare da quello di Nando Pagnoncell­i sul Corriere della Sera, che premia l’incredibil­e balzo nella popolarità di Roberto Speranza — sono un buon segnale. Nel senso che, a ragione o a torto, l’apprezzame­nto registrato nei confronti del ministro della Salute — il più apertament­e ostile alle riaperture, insieme a Dario Franceschi­ni — può essere la spia di come la maggioranz­a degli italiani possa arrivare a promuovere anche la stretta sulle festività natalizie arrivata ieri l’altro.

Eppure a infestare di incubi la notte di Conte e dei ministri

Il capo del governo non cede sulla delega ai Servizi e prende tempo sul Recovery plan

è sempre la questione Renzi. A margine dell’ultimo Consiglio dei ministri che ha licenziato il decreto legge sulle zone rosse tra Natale e l’Epifania, due componenti dell’esecutivo hanno risposto alle sollecitaz­ioni del premier, che gli chiedeva conto dei loro «sondaggi» con Renzi. «Ci ho riparlato. Fa sul serio», ha risposto uno dei due. L’altro si è spinto ancora oltre, indicando «nel 6 o nel 7 gennaio» i giorni in cui il leader di Italia viva ha fissato «le dimissioni delle ministre Bellanova e Bonetti e quindi l’apertura di una formale crisi di governo».

Stando alla lettura più drammatica arrivata all’orecchio del presidente del Consiglio, insomma, l’aspettativ­a di vita residua dell’esecutivo potrebbe variare tra i diciassett­e e i diciotto giorni. Il sismografo di Palazzo dice che Conte tatticamen­te non cede sulla delega ai Servizi e temporeggi­a sull’accelerazi­one del Recovery plan da portare con un blitz in Consiglio dei ministri, opzione preferita dal Pd. Ma potrebbe non bastare, tanto è vero che uno dei componenti solitament­e più prudenti della squadra di governo ha spiegato che «se Renzi ha deciso di staccare la spina, si muoverà a prescinder­e dal cambio dei piani sul Recovery plan».

Conte, insomma, ha davanti oscuri presagi da cui potrebbe venir fuori un rimpasto (che ora non esclude più) o un Conte ter, sempre che il perimetro della maggioranz­a — con crisi aperta e subito chiusa a seguito di un cambio negli assetti dell’esecutivo — rimanga lo stesso, col peso specifico di Italia viva che a quel punto sarebbe accresciut­o rispetto a oggi. Ma una dichiarazi­one di Andrea Orlando di ieri, che indicava «le urne» come diretta conseguenz­a di una crisi della Befana, ha avuto l’effetto di inserire tra le preoccupaz­ioni del Palazzo anche quella sulla reazione del secondo partito di maggioranz­a.

Il ministro Enzo Amendola, che lavora giorno e notte per confeziona­re Recovery plan, durante un faccia a faccia col premier ha spiegato che «non possiamo più dare nulla per scontato». Traduzione: Zingaretti potrebbe cogliere la palla al balzo e spingere per le elezioni anticipate.

È come una partita a Shangai, dove ciascuno deve muovere le proprie bacchette senza toccare quelle degli altri. «Con la possibilit­à che, invece di un governo Conte con una maggioranz­a diversa», diceva giorni fa Renzi, «spunti fuori un governo tecnico guidato da Draghi o chi per lui...».

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Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, 56 anni
Palazzo Chigi Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, 56 anni

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