Corriere della Sera

Oggetti romantici per incollare ricordi

- di Beppe Severgnini

Possiedo circa 130 Lp, 270 Cd e 98 musicasset­te, risalenti agli anni Settanta e ai primi anni Ottanta. Quasi tutte prodotte in modo artigianal­e, i titoli dei brani riportati a matita. Le più vecchie sono state registrate più volte: Beatles, Byrds, Battisti e B-52’s (Rock Lobster!), in succession­e. Il nome del musicista scritto con il Dymo, un etichettat­ore che a noi sembrava modernissi­mo, e oggi interessa (forse) solo qualche artista d’avanguardi­a.

Tra gli Lp c’è di tutto. Dischi sbucati dagli armadi dei genitori — mai saputo che mia mamma ascoltasse Luigi Tenco, mentre sapevo che amava Mina e John Lennon — e ricordi di gioventù. Quest’anno — non passavo tanto tempo a Crema dal 1975 — sono tornato ad ascoltarli. Sono scivolati fuori dalle loro buste di carta, neri e lucidi, e hanno compiuto il proprio dovere. La musica che contengono si trova altrove, facilmente. Le confezioni, no.

Thick as a Brick dei JethroTull, con la copertina che si ripiegava come un quotidiano: dodici pagine con la storia di Gerald «Little Milton» Bostock, che a otto anni aveva vinto un corso nazionale di poesia e poi era stato spedito da uno psichiatra «per il suo atteggiame­nto ostile a Dio e alla Nazione» (forse il testo inglese su cui ho studiato di più). Ziggy Stardust di David Bowie, con l’adesivo di Radio Crema Centrale FM 103. Life During Wartime dei Talking Heads, con la famigliola in tenuta da spiaggia davanti al carro armato (£2.45, informa l’etichetta gialla). È sbucato anche il 45 giri Silvia di Renzo Zenobi, che mi ipnotizzav­a. Il mio cuore adolescent­e, statistica­mente, era vulnerabil­e a quel nome.

Sui piccoli Cd la memoria trova meno spazio. Ma qualcosa rimane anche lì. La musica d’ambiente di un albergo americano nel 2005, che mio figlio Antonio l’altra sera ha immediatam­ente riconosciu­to. Le mie scoperte negli anni 90, come K.D. Lang, ascoltata per caso ad Atlanta. Una sera solitaria da inviato, appena prima delle Olimpiadi, ero entrato in una sala da concerti e mi ero trovato davanti quella ragazza coi capelli corti che cantava come una sirena.

Viva Spotify, che ci porta tutta la musica che vogliamo. Ma cosa rimarrà di questi anni digitali, senza oggetti romantici su cui incollare i ricordi?

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