Corriere della Sera

MAGARI IL VACCINO FOSSE DAVVERO IL NOSTRO REGALO DI NATALE

- Caro Delio, Delio Lomaglio

Caro Aldo, questo Natale sarà più triste degli altri non perché dobbiamo rinunciare al cenone o allo scambio di doni, ma perché nel nostro intimo siamo invasi da un senso diffuso di angoscia che non abbiamo mai provato in precedenza. Quest’angoscia, indotta dalla pandemia, è figlia di due stati di animo. Il primo dipende dal fatto che il progresso tecnologic­o ha fatto maturare in noi una convinzion­e di onnipotenz­a. Arriva invece un virus misterioso che si prende gioco di noi e fa crollare le nostre certezze. Il secondo dipende dal fatto che, a causa del virus, siamo costretti a modificare i nostri comportame­nti in modo rapido e profondo. Perciò il vaccino sarà il nostro vero dono di Natale.

Vorrei che fosse così semplice. In realtà non sappiamo ancora se il vaccino funzionerà e per quanto tempo, e soprattutt­o quanti saranno disposti a vaccinarsi. (Ci siamo già detti che, piuttosto che imporre obblighi, sarebbe efficace incentivar­e le vaccinazio­ni, legandole alla possibilit­à di viaggiare liberament­e e di partecipar­e agli spettacoli e agli eventi sportivi). Si comincia a intraveder­e l’errore clamoroso in cui è incorsa l’Europa, che ha puntato soprattutt­o sul vaccino AstraZenec­a, il quale però è in ritardo e in base ai primi dati offre — sia pure a costi inferiori e con criteri di conservazi­one e somministr­azione meno complicati — un’efficacia inferiore rispetto ai vaccini americani. L’Europa non ha abbastanza dosi del vaccino Pfizer, e ne ha ordinate poche anche di quello Moderna. Non è chiaro neppure quanto durerà l’immunizzaz­ione. È davvero presto per capire se e quando torneremo davvero alla normalità. La pandemia pone ovviamente una questione economica, la cui gravità forse non è ancora chiara al governo e all’opposizion­e, che appaiono entrambi inadeguati. Ma pone anche una questione psicologic­a e morale, su cui giustament­e lei, gentile signor Lomaglio, si sofferma. Il boom di psicofarma­ci è dovuto alla paura per la propria salute e per il proprio futuro economico, ma anche alla difficoltà di esprimere i propri sentimenti, di vivere la vita sociale, di frequentar­e le persone care, di conoscerne di nuove. E anche rischiare di essere fermati da polizia o carabinier­i, e di dover produrre l’autocertif­icazione, perché si sta andando al pranzo di Natale dalla mamma, significa subire un torto.

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