MAGARI IL VACCINO FOSSE DAVVERO IL NOSTRO REGALO DI NATALE
Caro Aldo, questo Natale sarà più triste degli altri non perché dobbiamo rinunciare al cenone o allo scambio di doni, ma perché nel nostro intimo siamo invasi da un senso diffuso di angoscia che non abbiamo mai provato in precedenza. Quest’angoscia, indotta dalla pandemia, è figlia di due stati di animo. Il primo dipende dal fatto che il progresso tecnologico ha fatto maturare in noi una convinzione di onnipotenza. Arriva invece un virus misterioso che si prende gioco di noi e fa crollare le nostre certezze. Il secondo dipende dal fatto che, a causa del virus, siamo costretti a modificare i nostri comportamenti in modo rapido e profondo. Perciò il vaccino sarà il nostro vero dono di Natale.
Vorrei che fosse così semplice. In realtà non sappiamo ancora se il vaccino funzionerà e per quanto tempo, e soprattutto quanti saranno disposti a vaccinarsi. (Ci siamo già detti che, piuttosto che imporre obblighi, sarebbe efficace incentivare le vaccinazioni, legandole alla possibilità di viaggiare liberamente e di partecipare agli spettacoli e agli eventi sportivi). Si comincia a intravedere l’errore clamoroso in cui è incorsa l’Europa, che ha puntato soprattutto sul vaccino AstraZeneca, il quale però è in ritardo e in base ai primi dati offre — sia pure a costi inferiori e con criteri di conservazione e somministrazione meno complicati — un’efficacia inferiore rispetto ai vaccini americani. L’Europa non ha abbastanza dosi del vaccino Pfizer, e ne ha ordinate poche anche di quello Moderna. Non è chiaro neppure quanto durerà l’immunizzazione. È davvero presto per capire se e quando torneremo davvero alla normalità. La pandemia pone ovviamente una questione economica, la cui gravità forse non è ancora chiara al governo e all’opposizione, che appaiono entrambi inadeguati. Ma pone anche una questione psicologica e morale, su cui giustamente lei, gentile signor Lomaglio, si sofferma. Il boom di psicofarmaci è dovuto alla paura per la propria salute e per il proprio futuro economico, ma anche alla difficoltà di esprimere i propri sentimenti, di vivere la vita sociale, di frequentare le persone care, di conoscerne di nuove. E anche rischiare di essere fermati da polizia o carabinieri, e di dover produrre l’autocertificazione, perché si sta andando al pranzo di Natale dalla mamma, significa subire un torto.