Cara Italia, copia il made in Italy
Per resistere bisogna essere aperti e competitivi: lo insegna la manifattura che funziona Su «L’Economia» in edicola domani gratis con il «Corriere»
Ha resistito. A dispetto dei primi timori, il made in Italy innovativo è riuscito a restare a galla nella tempesta Covid (finora). È un modello che va copiato da tutto il Paese, suggerisce Ferruccio de Bortoli che sull’Economia del Corriere della Sera, in edicola lunedì gratis con il quotidiano, cerca i punti di forza delle imprese in Italia. «L’industria manifatturiera più aperta e competitiva ha reagito meglio del previsto alla crisi economica innestata dal virus — scrive de Bortoli —. E, soprattutto, meglio di quella di altri Paesi».
Mister Cashback e il Paese digitale. Angela Merkel è la nostra persona dell’anno
Secondo l’Istat (dati a ottobre), la produzione industriale cala dell’1,7% su base annua ma gli ordini crescono: +1,2%. «Stupisce la straordinaria dimostrazione di adattamento delle aziende esposte alla concorrenza internazionale e costrette a riorganizzarsi in tempi brevissimi», nota de Bortoli. E fra gli esempi di resilienza cita l’industria chimica, «all’avanguardia in Europa
nella produzione di plastica biodegradabile, la pandemia le ha fatto fare un ulteriore passo avanti».
Non tutto il male vien per nuocere, insomma. Soprattutto se come corollario c’è l’attenzione alla sostenibilità e all’ambiente. Vi fa conto A2A, per esempio: la multiutility lombarda sta per lanciare la «Hydrogen Valley» nel Bresciano, è scritto sull’Economia,
e già avanza con i treni e le centrali all’idrogeno. Orientata all’equilibrio fra lavoro, territorio e ambiente è anche Gucci il cui amministratore delegato, Marco Bizzarri, dichiara in un’intervista al settimanale: «La sostenibilità? Va fatta oggi». Pena l’esclusione dai radar dei grandi investitori, come i fondi. Chiede però anche, Bizzarri — rappresentante di un marchio finito alla
francese Kering, rimasto con identità italiana — un sostegno di matrice pubblica alle imprese della moda. Lo aveva già fatto del resto il presidente della Camera della Moda, Carlo Capasa, che ha invocato addirittura l’intervento di Cdp.
Se c’è un esempio universale di Covid-resilienza, però, quello è innervato in una donna: Angela Merkel. La cancelliera tedesca è stata eletta persona dell’anno dall’Economia, che le dedica la copertina con questa motivazione: «In piena pandemia ha cambiato l’Europa». È stata la più votata dai giornalisti e commentatori del settimanale, ha battuto candidati come Jeff Bezos (Amazon), Christine Lagarde (Bce), Eric Yuan (Zoom).
Fra i personaggi della settimana c’è Andrea Munari, amministratore delegato di Bnl e responsabile di Bnp Paribas Italia. Chiede alle imprese di fare la propria parte per superare, appunto, il divario di genere. Tradotto: più donne ai vertici. Mentre in un altro pezzo della Francia, quello dell’industria multimediale, il bretone Vincent Bolloré (Vivendi) sembra essersi messo in pausa nella battaglia a Mediaset. Che dunque prende fiato e allunga il passo sull’Europa. Intanto Giuseppe Virgone, il signor PagoPa (è ceo della società che gestisce l’app Io), promette di digitalizzare l’Italia con il cashback.
Che serve a questo, dice, far dialogare i cittadini online con lo Stato, più che a ridar soldi a chi li spende. Ma siccome il futuro resta un’incognita, nella sezione Risparmio trovate i consigli per guadagnare con azioni e bond.