Corriere della Sera

La regina è tornata

Goggia davanti a Suter che l’aveva battuta venerdì «Il lavoro paga, il cantiere però è ancora aperto»

- Flavio Vanetti

La regina è tornata. Anche se preferisce il basso profilo: «È solo un aspetto del cantiere aperto ed è la continuazi­one del lavoro intrapreso». Ventidue mesi dopo il successo di Crans Montana, nel febbraio 2019, Sofia Goggia è di nuovo sul gradino più alto della discesa. La chiesa è stata rimessa al centro del villaggio: poteva l’olimpionic­a della specialità tardare come un numero del lotto che non si decide a uscire su una certa ruota? Certo che no. Ma non era così scontato che Sofia si prendesse la rivincita dopo essere stata beffata per 11 centesimi da Corinne Suter l’altro giorno nel primo atto del trittico della Val d’Isère (oggi l’epilogo con un superG).

Invece alla svizzera ha reso la paga con gli interessi (24 centesimi) e ha rintuzzato i bollori dell’americana Breezy Johnson, aspirante imitatrice della Vonn sulla pista su cui Lindsey la faceva da padrona ma di nuovo confinata al podio minore. «Eppure — racconta la campioness­a azzurra — mi sono immaginata al massimo quarta o quinta: venerdì avevo sciato maluccio e mi ero presa dei rischi seri; per questo ho detto che avevo margini di migliorame­nto. Stavolta ho sciato meglio, però la sensazione a caldo è stata quella di aver fatto il compitino, assecondan­do le richieste dei tecnici».

Dopo i «numeri» di venerdì era finita in castigo, a dispetto del secondo posto. «Gli allenatori mi hanno cazziato dicendomi che avevo buttato via la vittoria, che avevo esagerato, che di questo passo mi farò male... Il primo non poteva non essere Gianluca Rulfi, cioè il capo: si era spaventato per me». Le critiche hanno però mosso qualcosa nel suo animo da guerriera. «Ho dormito poco e avevo dei dolori qua e là (c’è scappata l’iniezione per placarli, ndr), ma al risveglio mi sono detta: vai a prendere il pettorale rosso di leader della libera. In gara-1 mi sono piaciuta di più per l’atteggiame­nto da attaccante, mentre questa è stata una prova gestita meglio con la testa: ho trovato la miscela giusta tra le due situazioni».

Dopo la discesa della paura e delle cinque cadute nello stesso punto (Federica Brignone, una delle vittime, ha rinunciato dopo la ricognizio­ne), la discesa bis è andata via liscia come l’olio. Sofia ha perso di nuovo in alto, poi ha bastonato. L’ha fatto senza dare nell’occhio. Tante avversarie, fino alla giovane norvegese Lie (pettorale 30), hanno provato ad attaccarla portandosi in vantaggio nel primo minuto di gara. Ma i loro margini si sono poi sgretolati: «Sono stata, diciamo così, chirurgica. E ho dato solidità ai miei punti di forza».

Vittoria numero 8 della carriera, 29° podio. E per l’Italia rosa 97° successo in Coppa del Mondo. Sofia Goggia ritrova inoltre il primato un anno dopo il duello vinto con Federica Brignone sul filo di un centesimo nel superG di St. Moritz. Era stato l’acuto di una stagione virata in negativo, fino al crash di febbraio a Garmisch e alla rottura dell’avambracci­o sinistro. Quindi una primavera tra lockdown e dubbi personali, superati con non poco travaglio. Abbinata al secondo posto dell’altro giorno, questa vittoria mette il turbo alla svolta di Super Sofia? «Non credo agli strappi, ma alle progressio­ni costanti. Il concetto di tornare a vincere al più presto c’era, ma era più importante il percorso che avevo stabilito di intraprend­ere: i risultati, alla fine, sono una naturale conseguenz­a». Il pettorale rosso di leader, anche se per ora condiviso con la Suter, le dona: «Voglio tenerlo fino alla fine». Le avversarie sono avvisate.

Dopo la prima gara ho dormito poco e avevo dolori, al risveglio mi sono detta: vai e prenditi il pettorale rosso

Sci Dopo 22 mesi di digiuno, Sofia torna a vincere in discesa libera sulla pista di Val d’Isère

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(Epa, Getty Images) Donna Jet Sofia Goggia vola verso la vittoria, sotto sul podio
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