«Cozzoli pensionato» Può lasciare Sport&Salute
n una politica sportiva con i nervi già a fior di pelle per questioni di governance e per il rapporto tesissimo tra Coni-Cio e palazzi di governo, il «caso Cozzoli» — deflagrato senza preavviso ieri — potrebbe essere il prologo di un Natale da incubo. Una fonte parlamentare ha infatti informato l’agenzia Ansa che Vito Cozzoli, ad e presidente di Sport&Salute, la società per azioni del ministero delle Finanze che (tra mille polemiche) ha preso il controllo economico e giuridico del Coni, potrebbe dover lasciare l’incarico in anticipo sul mandato e addirittura in tempi brevissimi. Questo perché l’ex alto funzionario della Camera, dal 20 ottobre (a soli 56 anni) è un dipendente pubblico in pensione. La legge Madia (124/2015) prevede che i pensionati statali possano assumere incarichi di studio e consulenza solo a titolo gratuito (Cozzoli guadagna invece 216 mila e 500 euro l’anno) e che, se il loro ruolo è «dirigenziale e direttivo», (come nel caso di Cozzoli) oltre a non dar luogo a compensi, «deve essere di durata non superiore a un anno, senza possibilità di proroghe o rinnovi». Letto il dispaccio, il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora (che il 2 marzo aveva scelto Cozzoli tra oltre 50 candidati offrendogli un contratto triennale) è caduto dalle nuvole, irritandosi non poco: «Nessuna comunicazione sul pensionamento del presidente Cozzoli e su eventuali pareri legali a lui favorevoli è arrivata a me o ai miei uffici, come sarebbe stato necessario. Approfondiremo gli effetti che questa novità comporta». Al suo ministro di riferimento Cozzoli ha risposto a tono: «Sono sorpreso e amareggiato per la nota di Spadafora: era stato avvertito direttamente da me il 13 ottobre della decisione di lasciare la Camera. L’ordinamento, la giurisprudenza, il ministero della Funzione Pubblica hanno confermato che il mio mandato rimane pieno anche se ho cessato il mio status di dipendente della Camera dei Deputati. Ho un mandato triennale, lo porterò a termine convintamente». Gli uffici legali del ministero sarebbero già al lavoro per sbrogliare la matassa.