Corriere della Sera

Mustier lascia Unicredit senza incassare la buonuscita

- di Fabrizio Massaro

Jean Pierre Mustier lascerà Unicredit senza buonuscita ma solo con il Tfr da direttore generale e le 486.391 azioni maturate nel piano di incentivaz­ione al 2019 che riceverà nel 2024 (oggi 3,6 milioni di euro), mentre non prenderà quelle del piano attuale. È l’accordo raggiunto ieri tra il board e il ceo in carica fino a aprile o fino a quando non sarà trovato un nuovo capoaziend­a. La ricerca è in corso e non ci sono tempi indicati per la conclusion­e; tra i nomi nuovi circolati ieri tra i papabili, quello di Alessandro Foti, ceo di Fineco. La partita di Unicredit si incrocia con quella di Mps, dato che toccherà al nuovo ceo di trattare l’eventuale fusione. L’operazione verrebbe agevolata dai benefici fiscali (l’uso delle cosiddette «Dta» per 2 miliardi netti) inseriti in manovra di bilancio. Un vertice di maggioranz­a con il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e il dg del Tesoro, Alessandro Rivera è servito la settimana scorsa a fare il punto sugli effetti dell’articolo 39 della manovra. L’unica novità è che il governo riferisca in Parlamento (forse subito in aula) della fusione prima del via libera formale: secondo M5S, contrario alla vendita di Mps, servirà a una discussion­e politica sui miliardi di aiuti offerti a chi rileverà la banca. Oltre ai 2 miliardi dalle Dta ci sarebbe infatti anche la parte del Tesoro (64% di Mps) di aumento di capitale da 2-2,5 miliardi atteso per il 19 gennaio. L’incertezza si riflette sul giudizio di Fitch di «creditwatc­h negativo» su Mps in attesa di maggiore chiarezza circa l’aumento e il piano strategico. In ogni caso la norma sulle Dta vale per tutte le fusioni (di banche o società) e secondo Mediobanca, da un’eventuale fusione Banco Bpm- Bper si avrebbero benefici fiscali per 1,1 miliardi per coprire i costi dell’integrazio­ne e i nuovi npl.

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