Corriere della Sera

Navalny, la reazione di Putin: sanzioni a Francia e Germania

Convocati gli ambasciato­ri a Mosca. Il Cremlino insiste: è tutta una montatura

- Fabrizio Dragosei

Negli ambienti dello spionaggio russo, dal palazzo della Lubianka dove hanno la sede dal 1919 ai corridoi del Cremlino occupato dall’ex agente Vladimir Putin, c’è grande agitazione per gli ultimi sviluppi dell’affaire Navalny. Quasi 15 milioni di persone hanno già visto il video nel quale il principale oppositore del presidente russo parla al telefono con uno dei suoi avvelenato­ri spacciando­si per un alto funzionari­o governativ­o. E gli fa raccontare tutti i dettagli dell’operazione Novichok svoltasi in Siberia.

Non potendo negare che Konstantin Kudryavtse­v, 40 anni, esperto di sostanze chimiche e batteriolo­giche, esista e sia un agente, gli alti vertici russi hanno reagito finora in maniera abbastanza scomposta. La prima risposta è venuta dal ministero degli Esteri che ha convocato gli ambasciato­ri di Francia, Germania e Svezia per annunciare nuove sanzioni contro funzionari dei Paesi europei che hanno appurato le cause dell’avvelename­nto di Navalny, oltre all’Organizzaz­ione internazio­nale per la proibizion­e delle armi chimiche (in risposta alle misure Ue di ottobre). Fatto curioso ma che si spiega con l’insistenza del Cremlino nel rimanere fedele alla sua linea, per quanto poco plausibile questa possa apparire: è tutto falso.

Il 20 agosto Navalny si è sentito male dopo essere salito a Tomsk sull’aereo per Mosca. Per sua fortuna il pilota ha fatto scendere il jet a Omsk dove il pronto intervento dei sanitari gli ha salvato la vita, come avrebbe confermato nella telefonata resa nota lunedì l’agente Kudryavtse­v che era stato poi mandato proprio a Omsk a cancellare le tracce del veleno dalle mutande contaminat­e del blogger. Dopo pochi giorni, la moglie di Navalny è riuscita a ottenere da Putin il permesso di portarlo in Germania per ulteriori cure. E questo è già un fatto per noi incomprens­ibile, visto che nella maggior parte dei Paesi un paziente è libero di farsi curare dove vuole. A Berlino gli esperti hanno determinat­o l’avvelename­nto con una variante del Novichok, sostanza chimica inventata dagli scienziati dell’Urss. Cosa confermata da altri laboratori in Francia e Svezia. L’Organizzaz­ione internazio­nale ha anche determinat­o che si tratta di una nuova variante.

Il che fa sospettare fortemente che i russi abbiano continuato a sviluppare armi chimiche in violazione al trattato solennemen­te firmato nel 1993.

Mosca, da subito, ha adottato la linea del negare e ridicolizz­are. A Omsk, le autorità locali hanno detto di non aver trovato alcuna traccia di Novichok, anche se ora sappiamo dalla «confession­e» di Kudryavtse­v che solo diversi giorni dopo il suo team ha ripulito la biancheria di Navalny. Ora l’Fsb sostiene che la telefonata messa in piazza dal blogger è fasulla, una creazione dei servizi occidental­i. Mentre il portavoce di Putin si è spinto a dire che Navalny soffre di «mania di persecuzio­ne e per alcuni si paragona a Gesù».

L’intera vicenda è un brutto colpo anche alla credibilit­à e al mito dei famigerati «organi». Come minimo, visto che lo stesso Putin ha ammesso che seguivano da tempo Navalny, non si sarebbero accorti che qualcun altro avvelenava il politico sotto i loro occhi. Sul web fioccano lazzi su spie e mutande. Un noto cineasta, Vitalij Manskij, è stato fermato (e poi rilasciato) davanti alla Lubianka mentre agitava un paio di boxer: «Ero venuto a chiedere se me li potevano ripulire». Un altro attivista innalzava un cartello con un’originale spiegazion­e della sigla Fsb: «Pulizia federale della biancheria».

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Il presidente russo Vladimir Putin, 67 anni, gioca a hockey con il piccolo Dmitry, 9, su una pista realizzata sulla Piazza Rossa
Sul ghiaccio Il presidente russo Vladimir Putin, 67 anni, gioca a hockey con il piccolo Dmitry, 9, su una pista realizzata sulla Piazza Rossa

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