Crisi in Israele Il 23 marzo si torna alle urne
Una parlamentare è rimasta nascosta nel parcheggio della Knesset fino alla terza e ultima chiamata. Un’altra non ha risposto alle telefonate dei dirigenti di partito, eppure negli stessi minuti discuteva con gli elettori di legalizzazione della marijuana. Altri due si sono presentati e hanno semplicemente votato contro.
Il governo israeliano chiude i cieli e si blinda contro quello che il primo ministro chiama «Coronavirus 2.0», allo stesso tempo chiude qualunque spiraglio alla sopravvivenza politica. Alla mezzanotte locale la coalizione si è trasformata in «zucca» come aveva previsto e avvertito Benny Gantz. Così gli israeliani devono tornare a votare per la quarta volta nel giro di un paio d’anni, la data prevista è il 23 marzo 2021.L’estensione del periodo fissato per far passare il bilancio è stata bocciata da 4-5 tra deputati di Blu Bianco e del Likud, abbastanza perché l’ora fissata dalla Corte Suprema non venisse posticipata: senza Finanziaria approvata il parlamento deve sciogliersi automaticamente. I tempi dell’ennesima crisi non piacciono al premier Benjamin Netanyahu (a gennaio riparte il processo per corruzione) e ancora meno all’avversario diventato socio di coalizione Benny Gantz. Bibi – com’è soprannominato – resta in testa nei sondaggi, ma è tallonato da altre formazioni di destra, soprattutto da Nuova Speranza di Gideon Saar che ha lasciato proprio il Likud per sfidarne da fuori il leader. L’ex capo di Stato Maggiore Gantz è ormai il boss di un partito sotto le due cifre di seggi dopo aver rappresentato lui stesso la «nuova speranza» del centro-sinistra che voleva mandare a casa Netanyahu. Si accusano a vicenda di non aver rispettato i patti: l’intesa prevedeva l’alternanza alla guida del governo, un cambio che sarebbe dovuto avvenire alla fine dell’anno prossimo.
A questo punto il premier può affrontare la sfida da primo ministro in carica, è comunque preoccupato dal riacutizzarsi della pandemia. Gli analisti spiegano che avrebbe preferito presentarsi agli elettori con i numeri dei contagi dalla sua parte e il successo della campagna di vaccinazione. Per la prima volta in un decennio Netanyahu fronteggia avversari che hanno la sua stessa ideologia ed è improbabile che possa ripetere gli slogan contro la «sinistra traditrice della Patria» usati passato