«Rincuorava la famiglia e chi doveva operarlo È rimasto un campione»
Volpi: il virus può avere complicazioni simili
«Sento spesso Mauro, gli sono accanto in questa sua battaglia e mi sono emozionato a sentirlo così fiducioso nel recupero: è il solito grintoso campione contro cui ho avuto l’onore di incrociare gli scarpini negli stadi». Il professor Piero Volpi, responsabile dell’unità operativa ortopedica e di traumatologia dello sport dell’Humanitas, è stato anche lui un calciatore. L’ultima volta che i due si sono sfidati avvenne in Serie A, il 21 dicembre 1980, Volpi indossava la maglia del Como e Bellugi quella della Pistoiese: stesso numero 6, stesso ruolo di libero e, per il Corriere, stesso sei in pagella.
«Purtroppo il Covid-19 al mio caro amico ha provocato delle trombosi agli arti così gravi da richiedere l’amputazione delle gambe — spiega Volpi che dirige pure l’area medica dell’Inter — però non mi sorprendono queste complicanze perché, da studi scientifici, abbiamo evidenza di come questo virus non colpisca solo l’apparato respiratorio ma possa portare delle complicanze circolatorie».
A Bellugi, ironia della sorte, proprio in quelle gambe che gli avevano regalato trionfi, ad appena 20 anni, come lo scudetto nel 1971 con l’Inter .
«Mauro è sempre stato uno sportivo — prosegue — e lo è rimasto anche dopo il ritiro. Però quando il coronavirus si insinua può creare delle trombosi. Tanto che oggi, subito dopo il ricovero, ai pazienti positivi si somministrano degli anticoagulanti». Il professor Volpi sa bene quanto il Covid-19 sia pericoloso perché anche lui ne è stato colpito ad aprile e, dopo alcuni giorni di degenza in ospedale, è guarito. «La sensazione è di essere lucidi con la testa — ricorda — ma di avere un corpo che non ti segue. Sono stato fortunato ma aiuta avere un passato da atleta, abituato a superare i guai fisici e a lottare psicologicamente per superarli».
Bellugi ha già chiesto di avere impiantate le protesi al carbonio che usano Alex Zanardi e Oscar Pistorius. «Non ci sono ostacoli — dice il medico —, neanche legati ai suoi 70 anni e può tornare a una vita normale. In questa richiesta, Mauro dimostra di essere un campione pure nella mentalità». Da calciatore ha giocato in finale di Coppa Campioni e partecipato a due campionati del Mondo. «Perdere le gambe per chi ha una storia del genere può portare contraccolpi psicologici ancora più forti che in altri pazienti — conclude Volpi —. Invece, in questo caso, è stato Mauro a rincuorare i medici che lo dovevano operare, gli amici e la famiglia».
Coraggio da leone, proprio come in campo.