Cadaveri in valigia, arrestata l’ex del figlio delle vittime
Se è lei l’assassina forse non ha agito da sola. Perché è difficile immaginare che l’albanese Elona Kalesha, 36 anni, precedenti penali per truffa, lesioni e furti, arrestata ieri per duplice omicidio, occultamento e vilipendio di cadaveri, sia riuscita da sola ad accoltellare alla gola Shpetim Pasho, padre dell’ex fidanzato Taulant, massacrare la moglie Teuta dopo averla forse torturata e soprattutto tagliare a pezzi con una sega elettrica i corpi per poi nasconderli e lanciarli dalla superstrada, forse qualche anno dopo, vicino al carcere di Sollicciano.
Se Elona è responsabile di quel terribile scempio, ha probabilmente uno o più complici. «Io non c’entro niente, sono innocente», ha detto l’albanese al momento dell’arresto, e poi si è avvalsa della facoltà di non rispondere. L’indizio più pesante nei suoi confronti è la testimonianza dei vicini di una casa di via Fontana, dove ai tempi del delitto abitava la donna, che la videro uscire di casa con dei trolley (simili a quelli dove sono stati trovati i corpi delle vittime) dai quali fuoriusciva «una strana e maleodorante sostanza scura appiccicosa».
Il movente, ma non l’unico, potrebbe essere il «tesoretto», dai 40 ai 50 mila euro, che il figlio delle vittime prima di finire in galera per droga aveva affidato ai genitori.