MENO RETORICA DEL PIÙ MANUTENZIONE DELL’ITALIA
BELPAESE
Caro Virginio,
Le confesso che la retorica del «Belpaese» dà un po’ di fastidio anche a me. Questa idea per cui sì, l’Italia è abbandonata a se stessa, esondano i fiumi, le periferie cadono a pezzi, mancano strade di scorrimento veloce per cui i camion intasano i paesini, arrivare in Sicilia in treno è un’odissea, le coste sono soffocate dal cemento, le mafie fanno quello che vogliono, però in fondo come si vive bene in Italia non si vive da nessuna parte, ecco questa «narrazione» come si dice adesso non mi ha mai convinto. Abbiamo il dovere di essere severi con l’Italia, e di criticarla quando necessario, proprio perché la amiamo. Nello stesso tempo, l’Italia non è l’Amazzonia. Non è una terra incontaminata, una distesa di «agua y mata», acqua e foresta come dicono i brasiliani. L’Italia è una terra dalla storia millenaria, profondamente trasformata dall’uomo. Lo stesso paesaggio della Val d’Orcia, con i cipressi e tutto, che ieri era lo sfondo dei capolavori dei maestri del Rinascimento e oggi è trend-topic su Instagram, è un paesaggio della mente, pensato e realizzato dai toscani con un lavoro secolare. Certo, ci sono zone d’Italia che tra gli anni 50 e 60 sono state trasformate in modo quasi violento: la Riviera ligure di Ponente, vista dall’alto, è impressionante, e in effetti è una delle aree più esposte alle alluvioni; eppure ha ancora squarci bellissimi. Il Veneto ha troppi capannoni e troppe poche strade per aggirarli; tuttavia è una delle più belle Regioni d’Italia, con il mare, il lago, la pianura, le colline, le Dolomiti, le città d’arte, la laguna… Le risorse europee che arriveranno rappresentano un’occasione sia per mettere in sicurezza il territorio, sia per rendere più accoglienti e umane le periferie delle grandi città. Speriamo che, al riparo del segreto di cui circonda il piano (nel frattempo slittato a febbraio), il governo ci stia pensando.