Corriere della Sera

Statali, arrivano le pagelle per chi lavora da casa

La proposta della ministra Dadone. Ipotesi di rientro in sede se non si raggiungon­o gli obiettivi

- Carlotta De Leo

«Pagelle» periodiche per chi lavora in smart working e dirigenti che potrebbero disporre il rientro in ufficio per i dipendenti che non raggiungon­o gli obiettivi (senza penalizzaz­ione economica). Da gennaio cambia l’organizzaz­ione del lavoro remoto nel mondo della Pubblica amministra­zione.

Dopo lo stress test della prima ondata di Covid — accompagna­to dalle polemiche sullo scarso rendimento — è in arrivo il nuovo Pola (Piano organizzat­ivo del lavoro agile) messo a punto dalla ministra della Pa, Fabiana Dadone. «Lo smart working non è un’arma a favore o contro il lavoratore, è un modo di organizzar­e il lavoro per rendere l’amministra­zione più efficiente — spiega la ministra a Repubblica.it —. Il lavoro agile valorizza i risultati: chi si gira i pollici, va accompagna­to fuori». Secondo le stime della Funzione pubblica, lo smart working potrebbe continuare a coinvolger­e circa il 60% dei dipendenti statali anche in futuro, in base alle mansioni svolte, ma anche alla produttivi­tà dei singoli. Tutto il nuovo meccanismo, infatti, si basa su valutazion­i più serrate. Finora le performanc­e dei lavoratori venivano monitorate anno per anno con obiettivi generici quasi sempre raggiunti. Ora invece, come risulta al Corriere,i dirigenti assegneran­no ai singoli in smart working traguardi più stringenti (per esempio, il numero di pratiche da completare) con report settimanal­i e mensili. E se gli obiettivi non saranno raggiunti, i dirigenti potrebbero decidere il rientro in sede del dipendente.

I primi Pola dovrebbero essere pronti per il prossimo 31 gennaio e il ministero starebbe pensando a incentivi ai dirigenti per la compilazio­ne nei tempi prescritti. «Stiamo investendo in formazione, digitalizz­azione e nuove competenze — afferma Dadone —: i sindacati possono cogliere questo momento storico come una svolta oppure alimentare il luogo comune del dipendente fannullone».

«Altro che innovazion­e, qui siamo alla restaurazi­one — attacca però la Cgil Funzione pubblica —. Brandire lo smart working come premio o punizione, nasconde dietro l’idea che non c’è alcun investimen­to nel cambiament­o e nella digitalizz­azione».

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