Europa, si spegne la ripresa Pil in calo del 7,3% in un anno
La frenata del quarto trimestre. Il Fmi: il Recovery fund serve subito
Meno 7,3% nell’anno del Covid. E anche il 2021 si annuncia tutto in frenata, soprattutto all’inizio, in vista della terza ondata. «Forte incertezza», e «nei prossimi mesi,un inasprimento delle misure di contenimento condizionerebbe ulteriormente l’attività economica». Queste le previsioni per l’Europa dello Eurozone Economic Outlook, realizzato da Ifo, Istat e Kof che certificano come l’ultimo trimestre del 2020 non sarà così positivo come quello precedente: -2,7% del Pil. Frenano consumi e investimenti. Colpa dell’emergenza sanitaria e delle nuove misure di contenimento della diffusione del Covid decise in tutti i Paesi dell’Eurozona che hanno bloccato quel rimbalzo inaspettato del terzo trimestre che aveva visto un +12,5% del Pil. Ma, scrivono anche gli istituti di statistica tedesco, italiano e svizzero,
«la progressiva implementazione delle politiche di investimento legate al piano NextGeneration costituirebbe un ulteriore stimolo positivo». E prevedono quindi un leggero recupero nel primo trimestre del 2021 (+0,7%) e più deciso nel secondo trimestre: + 3%. A pesare saranno anche «l’avvio della campagna di vaccinazione su scala europea che dovrebbe generare un significativo miglioramento delle aspettative e un progressivo ritorno alla normalità». Una «hard Brexit» non regolamentata invece «potrebbe influenzare negativamente l’attività economica».
L’allarme Fmi
La nuova ondata di contagi causata dalla nuova variante inglese del virus rischia di portare ulteriore precarietà in tutta l’Eurozona. Ecco perché il Fondo monetario internazionale parla di «estrema incertezza» per la ripresa con «rischi significativi sia al ribasso che al rialzo» e invita quindi a continuare con «ulteriori aiuti nazionali» e a «non ritirarli in modo prematuro». «La sfida politica chiave — scrivono gli analisti dell’Fmi nel loro rapporto sull’area euro — è continuare a contrastare la pandemia facilitando al contempo una ripresa robusta e inclusiva, anche affrontando la crisi sanitaria, contenendo le cicatrici economiche, sostenendo la riallocazione delle risorse e la trasformazione verso economie più verdi e digitali». La ripresa potrebbe essere più rapida grazie alla campagna di vaccinazione, ma, avverte l’Fmi, «una crisi sanitaria prolungata e una ripresa più lenta potrebbero deprimere gli investimenti e aumentare le vulnerabilità». Non solo, «in uno scenario così negativo, potrebbe verificarsi anche una significativa isteria del mercato del lavoro, aumentando la disuguaglianza e la povertà».
Il balzo degli Usa
Gli Stati Uniti nel frattempo confermano la forte crescita dell’economia con un salto del 33,4% del Pil nel terzo trimestre, al di sopra delle stime che prevedevano un +33,1% e dopo il crollo del 31,4% del secondo trimestre 2020. I dati degli ultimi due trimestri sono stati rispettivamente il migliore (il terzo) e il peggiore (il secondo) dalla Seconda Guerra Mondiale. Cala invece la fiducia dei consumatori con l’indice sceso a 88,6 punti (-4,3), ben sotto le previsioni degli analisti che stimavano un indice a 97 punti. Ma le aspettative risalgono: l’indice è arrivato a 87,5 punti dagli 84,3 del mese scorso. Sullo sfondo c’è un piano di aiuti da 900 miliardi di dollari appena varato dal Congresso che prevede interventi per famiglie e imprese colpite dalla crisi.
Redditi italiani
Per quanto riguarda l’Italia, l’Istat ha presentato il report su «Conti economici territoriali, anni 2017-2019» da cui emerge che nel Nord Ovest vengono registrati i redditi disponibili per abitante più elevati con 22,6 mila euro contro i 14,2 mila euro del Mezzogiorno. Nel 2019, il Pil è cresciuto di più nel Nord Est — +0,5% —, mentre al Sud solo dello 0,2%. A livello regionale è la provincia autonoma di Bolzano a registrare la crescita maggiore: +1,5%; per Marche e Abruzzo i dati peggiori: -0,3%.