Corsa a vaccinare gli italiani
Ieri le prime iniezioni: si comincia da operatori sanitari e Rsa. L’indice di contagio risale al 15% Campagna di massa solo ad aprile. Arcuri: puntiamo all’80% in autunno
Partiti. Ieri in tutta Europa è scattata la vaccinazione contro il Covid. Un primo giorno. Simbolico. Ma importante, perché l’indice di contagio è al 15 %. Ora si andrà avanti con l’immunizzazione di medici, infermieri e anziani delle Rsa. Poi, da aprile, inizierà la campagna vaccinale di massa nei gazebo. Il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri: «Da oggi in Italia 450 mila dosi a settimana».
Tutto ricomincia dallo Spallanzani, dal piazzale con la fontana dove a febbraio gli stessi medici che ora si aggirano sorridenti annunciarono i primi due casi italiani di coronavirus su una coppia di turisti cinesi. Era solo l’inizio, quando si contava di poter fermare l’epidemia identificando subito i positivi, si chiudevano le frontiere e diramavano ordinanze senza sapere che il nuovo microbo era già diffuso. C’era un unico modo per fermarlo: il vaccino. Nessuno avrebbe scommesso che sarebbe arrivato in così poco tempo, in un 27 dicembre che si è replicato in altri 220 ospedali italiani e in tutta l’Ue, il V-day. Sono passati 11 mesi dal sequenziamento del virus da parte dei cinesi che lo misero a disposizione della comunità scientifica. Il cerchio ha cominciato a chiudersi ieri con l’avvio delle prime inoculazioni simboliche. In Italia una prima tornata da 9.750 dosi, la prossima settimana Pfizer-BioNtech ne consegnerà più di 450 mila.
Il sole splende e scalda. Dentro le vaccinazioni continuano, nel centro di biosicurezza. Fuori il ministro Speranza ricorda che per ora mascherine e distanziamento restano preziosi: «Ci attendono settimane di lavoro. Bisognerà combattere con gli strumenti che conosciamo». «L’Italia si risveglia, questa data ci rimarrà per sempre impressa», esulta il premier Giuseppe Conte e il commissario Arcuri vede il primo spiraglio di luce: «L’immunità di gregge? Lavoriamo per arrivarci in autunno». Il presidente della Regione Lazio, Zingaretti, e l’assessore Alessio D’Amato sfilano davanti ai cartelloni con la primula, il fiore simbolo della campagna vaccinale. C’è anche Gianni Letta, come ospite e amico dello Spallanzani, invitato dal direttore sanitario Francesco Vaia, reduce da una notte in bianco. Racconta l’ex sottosegretario alla presidenza del
Consiglio: «Ho fatto gli altri vaccini, ora aspetto il mio turno». Nessuno vorrebbe andarsene. È una festa per Maria Rosaria Capobianchi, la virologa che ha isolato il primo coronavirus italiano, appena immunizzata: «Dopo averlo visto, è un’altra soddisfazione proteggermi da lui. Non bisogna aver paura. Ricordo i miei genitori terrorizzati all’idea che io e mia sorella potessimo prendere la poliomielite».