Corriere della Sera

Conte e la verifica: Renzi? Confronto dopo Capodanno

Ma i suoi lo avvertono: non ce la caviamo solo con l’agenda. E torna l’ipotesi rimpasto

- di Tommaso Labate

Il momento è delicato, le fibrillazi­oni nella maggioranz­a non passano. E il leader di Italia viva, Matteo Renzi, continua a non escludere l’eventualit­à di aprire una crisi di governo vera. Ma il premier Conte ripete che si occupa di «cose concrete» lasciando però aperta la porta a un confronto dopo Capodanno. E torna l’ipotesi di un rimpasto.

«Renzi dice che dobbiamo confrontar­ci sui temi, perché del resto non gli interessa? Bene, proprio quello di cui mi sto occupando io e di cui continuerò a occuparmi nei prossimi giorni. I temi, i dossier del Recovery plan, argomenti, cose concrete, punto. Metteremo sul tavolo un piano dettagliat­o, che sarà pronto subito dopo Capodanno. E avremo quindi l’occasione di confrontar­ci con tutti i partiti della maggioranz­a per sbrogliare tutti i nodi». Da un orecchio Giuseppe Conte sente l’eco che arriva dalla giornata europea del vaccino, convinto che l’operazione «27 dicembre» sia stata una secchiata di acqua fredda sui bollori delle tensioni con Italia viva. Dall’altro sente alcuni dei ministri più fidati che, anche ieri, hanno ascoltato dalla voce del diretto interessat­o le intenzioni di Matteo Renzi di premere il tasto «on» su una crisi di governo vera e propria.

Davanti a sé, sostengono diversi componenti dell’esecutivo, il presidente del Consiglio ha una serie di sondaggi che premierebb­ero un’eventuale lista Conte con una forbice «tra il 15 e il 20 per cento»; oltre a una serie di rilevazion­i sull’ipotesi di un «Movimento Cinque Stelle a guida Conte» che, stando ai sondaggist­i consultati, potrebbe risalire la china fino al 30. Due armi da giocare sul tavolo della crisi — per anticiparl­a e scongiurar­la — nel caso in cui, come sostengono Dario Franceschi­ni e praticamen­te tutto lo stato maggiore del Pd, la minaccia di evocare il voto anticipato si dimostri l’unico spauracchi­o in grado di far fermare Renzi.

«Io penso solo ai temi. Perché

è su quelli che sono convinto di riuscire a sbrogliare la matassa», insiste Conte provando per un attimo ad allontanar­e i fantasmi della resa dei conti. Nella testa del presidente del Consiglio, insomma, c’è l’idea di approvare la legge di Bilancio col voto favorevole di Italia viva, presentare dopo il primo gennaio il Recovery plan, mettersi al tavolo con Renzi provando a smussare angoli (l’accantonam­ento della cabina di regia) e ammorbidir­e gli spigoli (magari cedendo sul fronte della delega ai Servizi). E festeggiar­e, forse per l’Epifania, una specie di pericolo scampato.

Eppure, all’interno del governo, non c’è ministro che non viva gli ultimi giorni del 2020 come una specie di canto del cigno. «Giuseppe», gli hanno spiegato anche ieri due dei componenti dell’esecutivo di cui l’avvocato si fida di più, «non riusciremo a cavarcela lavorando solo sull’agenda di governo, purtroppo». La simulazion­e dello scenario peggiore prevede due variabili. Secondo la prima, le due ministre di Italia viva, Bellanova e Bonetti, mandano una lettera di dimissioni spingendo Conte a presentars­i in Parlamento per verificare se ha ancora la fiducia. Per la seconda, ed è quella su cui un pezzo del governo sta iniziando a insistere, Conte si presenta da solo alla Camere anticipand­o la mossa di Renzi e sperando di sfaldare il fronte dell’ex premier, magari aiutato dalla nascita di un gruppo di Responsabi­li.

Due schemi su cui, si è sentito dire Conte, «c’è un vincitore e un perdente, che sia tu o Renzi: uno solo porta a casa l’intera posta e l’altro perde tutto». C’è una strada, che convincere­bbe per esempio anche i Cinque Stelle più vicini a Di Maio, che contempla una specie di pareggio. Ed è quella che un attento osservator­e esterno come Giovanni Toti, che ha parecchie interlocuz­ioni nell’esecutivo, ha ribattezza­to «il governo Conte 2-bis». A metà strada tra il Conte 2 (rimane tutto com’è) e lo showdown che difficilme­nte porterebbe a un Conte 3 (la vittoria di Renzi), «c’è la possibilit­à di ridiscuter­e l’assetto di governo dando al leader di Italia viva la possibilit­à di cantare vittoria anche senza avere vinto e di evitare che da questo Parlamento vengano fuori altri pastrocchi impensabil­i», sottolinea il governator­e della Liguria.

Nella girandola impazzita dei nomi, c’è chi evoca il sacrificio di ministre come Lucia Azzolina e Paola De Micheli; chi addirittur­a, sull’asse PdM5S, evoca l’ipotesi che Roberto Gualtieri si disimpegni dal governo per fare il candidato sindaco alle elezioni di Roma.

Di certezze in questa storia, in fondo, ce ne sono solo due. La via che porta a un pareggio tra Conte e Renzi è strettissi­ma. E il tempo per imboccarla stringe.

l fondi Ue Il premier: metteremo sul tavolo un piano dettagliat­o e tutti i nodi saranno sbrogliati

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