«Pazienti e famiglie hanno già scritto: ora faremo come lei»
L’esempio
Spero che il gesto mio e dei colleghi serva a far capire a tutti che non ci devono essere riserve: un po’ ne sento e sono stupita
«Subito dopo il vaccino ho messo su WhatsApp una foto di me al Niguarda con la scritta “fatto”». Reazioni? «La mamma di una mia paziente l’ha vista e mi ha scritto: “Se l’ha fatto lei, allora lo facciamo volentieri anche noi”».
Ecco il senso della testimonianza per Maura Massimino, 58 anni, direttore della pediatria oncologica all’Istituto dei Tumori di Milano. Assieme ad altri 94 operatori sanitari ieri era all’ospedale Niguarda a ricevere la prima dose di vaccino anti Covid.
Quando ha deciso?
«Il 23 dicembre mi ha chiamata il direttore medico, chiedendo se fossi disponibile per oggi (ieri, ndr). Lo ritengo un privilegio.
Spero che il gesto mio e dei colleghi serva a far capire che non ci devono essere riserve».
Ce ne sono?
«Un po’ ne sento e sono stupita. La vita delle persone si è allungata anche grazie agli antibiotici e alle vaccinazioni. Forse la gente si è dimenticata di quando si moriva di vaiolo».
La mamma della piccola paziente seguirà il suo esempio. Anche gli altri cittadini?
«Se tra pazienti e medici, infermieri, operatori socio-sanitari si è creato un rapporto di fiducia, penso di sì. Quando una mamma ci affida il figlio malato, supera già qualsiasi ostacolo».
Come sta vivendo la pandemia nel suo reparto?
«È stato creato un reparto di transizione, per i pazienti con incertezza di positività o per i positivi in attesa di essere trasferiti in altri ospedali. Questo vale per gli adulti, ma non abbiamo mai rinunciato a curare i bambini. Quelli che hanno contratto l’infezione sono stati seguiti all’istituto e hanno avuto la possibilità di rimanere con la mamma».
Ci sono state infezioni gravi?
«Abbiamo visto bambini con la febbre che spariva dopo pochi giorni. Altri senza sintomi ma la Tac indicava l’infezione. Nella seconda ondata, un paziente è rimasto ricoverato per 44 giorni. È stata una fase impegnativa, anche se diversa dai reparti in cui ci si occupa di Covid a tempo pieno».
I malati oncologici dovranno vaccinarsi?
«Sono immunodepressi, bisogna valutare l’efficacia del vaccino su di loro. In questo caso vale l’immunità di gregge: se chi è attorno a loro si protegge, loro sono al sicuro».