Corriere della Sera

Meno voti a Pd e M5S Gli esperti «misurano» il partito del premier

Consensi limitati tra centrodest­ra e astenuti

- di Maria Teresa Meli

Il governo Conte cadrà ai primi di gennaio? Il mondo della politica è col fiato sospeso. E il Pd ha già fatto sapere al premier che, nel caso, i dem saranno al suo fianco e andranno alle elezioni. Con i Cinque Stelle e con una lista capeggiata dallo stesso Conte. Ieri, in un’intervista alla Stampa, Goffredo Bettini ha delineato proprio questo scenario. Ma Andrea Romano, portavoce di Base riformista, osserva: «Davvero c’è qualcuno che auspica la nascita di un partito di Conte? E davvero quel qualcuno non considera che toglierebb­e voti proprio al Pd?».

Interrogat­ivo tutt’altro che peregrino dal momento che, stando a tutti i sondaggist­i, una lista del premier non prenderebb­e voti nel centrodest­ra mentre in compenso pescherebb­e nell’elettorato di Cinque Stelle e dem. Spiega Nando Pagnoncell­i, di Ipsos: «Non abbiamo dati recenti sul potenziale elettorale di Conte. In ogni caso il consenso che deriva dal profilo istituzion­ale difficilme­nte si traduce in voti, come avvenne con Dini e Monti. Come spesso accade nelle situazioni di emergenza, una parte del consenso per l’operato del premier proviene da elettori dell’opposizion­e e dagli astensioni­sti (che rappresent­ano circa il 40 per cento dell’elettorato). Quasi tutti costoro continuano poi a votare per il partito che sentono più vicino o continuano a volersi astenere. Infatti, un conto è operare da premier che non è iscritto a un partito, un altro è entrare nella competizio­ne elettorale».

Alessandra Ghisleri di Euromedia Research osserva: «Noi avevamo testato il partito di Conte un bel po’ di tempo fa ed era intorno al 4-6 per cento. Ma era la fine dell’estate». E ora? «Senza un campagna elettorale conta moltissimo l’influenza dell’attualità, e lui è molto presente con tutte le sue conferenze stampa. I consensi comunque, nei test che avevamo fatto, provenivan­o principalm­ente da Pd e M5S». Anche Fabrizio Masia di EMG è da un po’ che non testa il partito di Conte: «Non escludo che oggi possa valere tra l’8 e il 12 per cento come potenziali­tà, nonostante la sua fiducia sia declinante. L’elettorato a cui parla in parte è quello grillino, in parte quello pd, non parla invece al centrodest­ra. Parla un po’, ma veramente poco, al versante moderato di Forza Italia».

Secondo Pietro Vento di Demopolis la fiducia in Conte è oscillata «nelle ultime settimane tra il 45 e il 50 per cento». «Il premier — aggiunge — è oggi apprezzato da oltre l’80 per cento dell’elettorato di M5S e Pd, ma i giudizi positivi nei suoi confronti si riducono invece a meno del 5 per cento tra chi vota Lega e FdI. Questione diversa dalla fiducia è la stima del consenso ad un’ipotesi a lista Conte. Se si votasse per la Camera, secondo le analisi di Demopolis, otterrebbe il 10 per cento. La parte più consistent­e del suo consenso, 5-6 per cento, verrebbe da M5S, il 2 dal Pd e dal centrosini­stra, non più di un punto da Forza Italia, nulla dal resto del centrodest­ra».

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