Corriere della Sera

Snowden, appelli e polemiche Trump darà la grazia anche a lui?

L’ex informatic­o «talpa» della Nsa, in asilo politico a Mosca, è appena diventato papà

- Massimo Gaggi

Negli ultimi giorni della sua presidenza (anche se lui continua a dare spettacolo dicendo che intende restare alla Casa Bianca) Donald Trump sta usando i poteri di perdono presidenzi­ale per concedere l’immunità a decine di imputati e condannati per reati assai diversi. Fin qui, nei primi due round di assoluzion­i, Trump ha graziato politici condannati per corruzione, quattro contractor del governo Usa che hanno ucciso civili in Iraq e gli imputati dell’inchiesta del superprocu­ratore Robert Mueller sulle interferen­ze russe nelle elezioni del 2016: un’indagine al centro della quale c’era proprio il presidente, protetto dall’immunità e dai repubblica­ni che hanno votato contro il suo impeachmen­t.

Ora i collaborat­ori che gli sono rimasti alla Casa Bianca si attendono una terza ondata di perdoni per i suoi figli, altri parenti e vari collaborat­ori, compreso Rudy Giuliani: un’immunità preventiva, visto che non sono stati fin qui incriminat­i. Ma il giro potrebbe allargarsi ulteriorme­nte: in questo campo Trump ascolta i consigli di parlamenta­ri a lui vicini, celebrity e amici come Chris Ruddy, l’editore di Newsmax, sito con rete tv di estrema destra che fa concorrenz­a a Fox. Forse arriverà il perdono anche per Steve Bannon, lo stratega della sua vittoria nel 2016 che si è riavvicina­to a lui dopo la rottura di due anni fa (è imputato per una truffa ai danni di un gruppo di risparmiat­ori), ma il colpo di spugna più clamoroso potrebbe essere quello a favore di Edward Snowden: il tecnico informatic­o che, lavorando per la Nsa e la Cia, nel 2013 riuscì a trafugare e a pubblicare documenti sui programmi segreti di spionaggio di Internet e delle reti di telefonich­e Usa da parte dell’intelligen­ce.

Ricercato dall’amministra­zione Obama con l’accusa di aver attentato alla sicurezza dell’America, Snowden fuggì prima a Hong Kong e poi a Mosca, dove vive da ormai sette anni. Come i democratic­i, anche i repubblica­ni consideran­o Snowden un traditore da processare e incarcerar­e. Prima di diventare presidente, Trump aveva chiesto addirittur­a la sua condanna a morte. Ma, sarà perché nel frattempo è diventato una vera celebrity col suo libro Permanent Record e, soprattutt­o, col film girato da Oliver Stone, sarà perché con le sue rivelazion­i ha fatto emergere le bugie di James Clapper, ex capo dei servizi segreti detestato dal presidente, fatto sta che già ad agosto The Donald aveva promesso di prendere in consideraz­ione la richiesta di grazia di Snowden. Se i conservato­ri continuano a considerar­lo un traditore, i repubblica­ni libertari come il senatore Rand Paul e il deputato Matt Gaetz — due parlamenta­ri coi quali Trump ha un rapporto cordiale — chiedono che Snowden venga riabilitat­o riconoscen­do che, pur violando la legge, ha reso un servizio alla trasparenz­a: più o meno la tesi sostenuta dalle associazio­ni dei diritti civili che chiedono da tempo la grazia.

A Mosca, intanto, Snowden è appena diventato padre. Dopo un anno di asilo politico concesso dalle autorità russe e due permessi di soggiorno di tre anni ciascuno, ora Snowden ha ottenuto lo status di residente permanente grazie a una nuova legge che non lo obbliga più a rinunciare alla cittadinan­za americana. Adesso Edward, ormai 37enne, e la moglie Lindsay Mills vogliono diventare cittadini russi: Snowden spiega che non vuole rischiare di essere separato dal figlio appena nato che ha già la cittadinan­za. Ma il suo obiettivo resta il rientro negli Usa e per questo chiede la grazia. «Ma se Trump ne concede una sola», aggiunge, «è più giusto che a beneficiar­ne sia il fondatore di Wikileaks Julian Assange».

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Famiglia Edward Snowden, 37 anni, con la compagna Lindsey Mills, 35, e il figlio appena nato

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