L’INTUIZIONE DI ANNALISA, IL MEDICO CHE HA SCOVATO IL COVID IN ITALIA
Ci sono due cose che la dottoressa Annalisa Malara non sopporta: «Il paragone della pandemia con la guerra e il considerarci eroi». Lei, 38 anni, anestesista, non si sentiva né in guerra né eroina mentre — la sera del 20 febbraio — parlava con il suo primario e la sua direzione sanitaria, a Codogno. Chiedeva l’autorizzazione per fare un tampone su un paziente che aveva una banale polmonite e che però, inspiegabilmente, non rispondeva a nessuna delle terapie classiche.
«I protocolli italiani in quel momento non giustificavano un tampone», ha poi ricostruito lei stessa. Non era prassi e davanti a quella richiesta la dottoressa ha premesso che «sì, va bene, mi prendo io la responsabilità». Aveva scelto di percorrere la strada che sembrava più improbabile, di andare oltre gli orizzonti visti fino a quel momento partendo da un concetto molto semplice: se un persona sta male un motivo c’è. È stato così, con quella sua forzatura delle regole sui tamponi, che il nostro Paese ha saputo di avere il suo «paziente 1» e ha cominciato ad organizzare le difese contro il virus: grazie all’intuizione di questa giovane donna che ha scelto da bambina la via della medicina.
«In seconda elementare disegnavo me stessa con il camice e il fonendoscopio» ha raccontato lei stessa al Corriere. Nata e cresciuta a Cremona, Annalisa Manara si è specializzata in Anestesia e Rianimazione all’università di Pavia. La formazione al Policlinico San Matteo della stessa città, poi il lavoro a Vigevano e infine all’ospedale maggiore di Lodi, a cui è collegata la struttura ospedaliera di Codogno. E fu a Codogno, appunto, che la sera del 20 febbraio si presentò Mattia Maestri, il «paziente 1». Per averlo individuato, la dottoressa è stata premiata dal presidente Mattarella come Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica.