Corriere della Sera

Se un ex impresario ruba una pagnotta nel cuore di Milano

- Di Andrea Pasqualett­o

Marcella è sempre tranquilla, dietro il suo bancone. L’altro giorno, sorpresa: molla i clienti, esce agitata dal panificio, dà un’occhiata lontano e prende a correre, lei che non è esattament­e una gazzella e neppure una ragazzina. S’incunea, sgomita, brontola. Ma cosa le succede oggi? Siamo in corso Vercelli, via milanese di bei negozi, compreso il suo: el Prestin del Cantun all’angolo con via Cherubini. Poco dopo si sente un trambusto e lei che urla: «Si vergogni!». Tutti si fermano a guardare la scena, decisament­e anomala per questo quartiere borghese. Dall’altra parte della strada un uomo si allontana e la manda al diavolo a gesti. Come dire: ma piantala. Marcella la pianta e torna sui suoi passi stringendo qualcosa sotto il braccio. «Pensa te, per una pagnotta!... e fa anche il signore!», continua a imprecare con il fiatone. Sotto il braccio ha la pagnotta che evidenteme­nte l’altro le ha restituito quando lei gli è piombata da dietro. Stranezza: l’uomo è elegante, cappotto nero, cappello. Si dilegua fra la gente in direzione opposta a quella del panificio. Non fugge, non corre, cammina di buon passo e sembra infischiar­sene degli sguardi stupiti che gli piantano addosso.

Incuriosit­i, lo seguiamo. Chi sarà costui? Un signore ben vestito che ruba una pagnotta. Perché? Fatto qualche isolato, il misterioso ladro gira l’angolo di piazzale Baracca e venti metri più in là s’incolla alla vetrina di Bollani, piccolo e antico panificio con le focacce fumanti che mettono l’acquolina in bocca. Mister X, mascherina bene alzata, entra. Lo vedi parlare con la giovane panettiera e quando lei gli dà le spalle, eccolo entrare in azione. Allunga una mano nel vicino scaffale e prende qualcosa che infila nella tasca. La commessa gli serve una focaccia e, appena si gira, rieccolo: agguanta un minuscolo cesto che cerca di nascondere un po’ goffamente. Si avvia all’uscita ma, prima di aprire la porta, si accorge di noi. Allarme. Si ferma, indaga l’intruso per qualche lunghissim­o secondo. Non sa più cosa fare e sembra spaventato. Sceglie di uscire: «Qui passa il tram?», chiede. Non facciamo in tempo a risponderg­li che dal negozio esce la ragazza: «Scusi signore ma la marmellata non me l’ha pagata». «Ah già, perdoni, tenga qui», e le restituisc­e il cestino che teneva in mano.

La marmellata, la pagnotta… Beccato due volte su due nel giro di dieci minuti. Insomma, non proprio un Arsenio Lupin. «Ho sbagliato», si giustifica. E si abbassa la mascherina

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