LIBIA, FLOP ONU E AL SISI NE APPROFITTA
Resta impotente la comunità internazionale di fronte al groviglio libico, ma intanto l’Egitto si posiziona per giocare un ruolo da mediatore tra Tripolitania e Cirenaica. La novità importante nella Libia paralizzata dai contrasti interni e dalle ingerenze straniere si è consumata ieri a 150 metri dal perimetro dell’ambasciata italiana di Tripoli. Era infatti da poco trascorso mezzogiorno quando il personale italiano ha assistito in diretta all’arrivo di una folta delegazione egiziana nell’edificio limitrofo. Una mossa destinata a pesare sul Paese. L’ambasciata egiziana era stata chiusa nel febbraio 2014 e da allora tra il governo di Abdel Fattah al Sisi e quello poi sostenuto dalle Nazioni Unite guidato dal premier Fayez Sarraj a Tripoli era stata guerra aperta. Sembra invece che gli egiziani abbiano adesso deciso di rimandare un ambasciatore e di aprire un consolato nel Fezzan. Si prospetta anche una prossima visita di Sarraj in Egitto, dopo quella semisegreta di alcune settimane fa.
Il nuovo attivismo egiziano dovrà venire considerato con attenzione anche in Italia, specie alla luce della crisi tra Roma e Il Cairo innescata dall’affare Regeni. L’Egitto infatti mira ad essere un attore rilevante dello scenario libico. Va sottolineato che proprio al Sisi era stato uno dei maggiori alleati politici e militari dell’uomo forte della Cirenaica, Khalifa Haftar. L’Egitto, assieme alla Russia, aveva pienamente sostenuto la violenta offensiva lanciata da Haftar nel 2019 per conquistare Tripoli. Ma l’intervento turco al fianco delle milizie pro-Sarraj l’aveva bloccato. Oggi l’Onu resta marginale. Il suo nuovo inviato per la Libia, il diplomatico bulgaro Nickolay Mladenov, ha rinunciato all’incarico ancora prima di cominciare. Intanto Haftar e la Turchia si scambiano minacce di guerra. E al Sisi sa bene che per entrare nelle grazie di Biden gli sarà utile slegarsi dal carro di Putin, con cui invece Trump andava a braccetto.