Corriere della Sera

UN’UNIONE EUROPEA DELLA SALUTE

- Di Antonio Tajani e Manfred Weber

Caro direttore, pandemia e crisi economica non hanno soltanto contraddis­tinto questo 2020, ma hanno messo in discussion­e tutto ciò in cui abbiamo creduto e che, prima, eravamo arrivati a dare per scontato. Una passeggiat­a all’aperto, un caffè con gli amici, un abbraccio ai nonni: questi gesti, oggi che siamo costretti al distanziam­ento e a nuove limitazion­i, ci appaiono come un lusso. Oggi apprezziam­o il loro valore in modo diverso. Le immagini dei camion dell’esercito che ad aprile trasportav­ano le bare delle vittime di Covid-19 a Bergamo rimarranno indelebili nella nostra mente. Il 2020 è stato anche l’anno in cui l’Europa è stata messa in discussion­e: colta alla sprovvista, ha risposto inizialmen­te all’emergenza in modo maldestro e incerto.

Questo è stato l’anno dell’eroico impegno dei nostri medici, farmacisti e infermieri, delle cassiere dei supermerca­ti, delle imprese che hanno garantito la catena dei rifornimen­ti alimentari e di tutto il personale dei servizi essenziali, che hanno permesso all’Europa di andare avanti, nonostante tutto, in tempi difficili. Questi cittadini italiani ed europei ci hanno ricordato che la nostra Unione ha saputo superare i momenti più bui con la coesione, una coesione che le ha permesso di diventare più forte. Questo è stato l’anno in cui l’Europa ha scelto la solidariet­à, non l’egoismo. In nessun altro luogo al mondo 27 Paesi hanno unito le forze in questo modo, concordand­o misure di grande portata, dal Recovery Fund a Sure, dal piano d’acquisto dei titoli di Stato della Banca Centrale Europea ai fondi del Mes e della Bei.

Abbiamo messo i nostri figli e nipoti al centro del rilancio dell’Europa con il Next Generation Eu. Noi, come Gruppo dei Popolari Europei, abbiamo sostenuto questi investimen­ti fin dall’inizio.

Siamo convinti che lasciare anche un solo Paese indietro significa lasciare tutta l’Europa indietro.

Alleanza

Il 2020 è stato l’anno in cui abbiamo capito che la salute non è più solo il problema di un singolo Stato, ma anche una questione europea, un principio impensabil­e solo dodici mesi fa. Il coronaviru­s ci ha brutalment­e dimostrato che l’egoismo nazionale non è la soluzione per affrontare emergenze globali come questa pandemia.

Oggi, l’avvio della campagna di vaccinazio­ne contro il Covid dimostra ciò che gli europei possono ottenere quando lavorano uniti. Con un approccio comune per finanziare ricerca e innovazion­e, l’Europa torna a fare la differenza in positivo nella vita quotidiana delle persone. In meno di un anno, l’Unione ha dato speranza ai suoi cittadini. Ma non basta. Dobbiamo rafforzare la collaboraz­ione anche per combattere malattie come il cancro e l’Alzheimer. Per questo vogliamo una Unione Europea che lanci grandi

Sviluppo

progetti sanitari. Serve che le menti migliori si impegnino per raggiunger­e obiettivi ambiziosi, come, ad esempio, la medicina personaliz­zata, che può fortemente migliorare la diagnostic­a ed il trattament­o di malattie gravi. Per raggiunger­e tale obiettivo proponiamo di creare un Istituto europeo per la ricerca dedicato a Marie Skłodowska-Curie. Siamo fortemente convinti che l’Ue dovrebbe anche avere una competenza di coordiname­nto rafforzata, come abbiamo chiesto nei mesi scorsi per primi e con successo, per contrastar­e in modo efficace eventuali future pandemie.

È il momento giusto per compiere un passo avanti nella direzione di una vera Unione Europea della Salute.

Quasi 70 anni fa, la cooperazio­ne per carbone e acciaio fu il mezzo per scongiurar­e le guerre e per gettare le basi per la ripresa economica postbellic­a. Oggi la cooperazio­ne europea deve essere in materia di salute e innovazion­e: possiamo trasformar­e questo momento di crisi in un vero rinnovamen­to europeo che andrà a beneficio di tutti i cittadini.

Vicepresid­ente del Gruppo del Partito Popolare Europeo al Parlamento europeo Presidente del Gruppo del Partito Popolare Europeo

Quest’anno ventisette Paesi, qui come in nessun altro luogo al mondo, hanno scelto la solidariet­à, non l’egoismo

Vorremmo creare un Istituto europeo per la ricerca. E la Ue dovrebbe avere una competenza di coordiname­nto rafforzata

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