Corriere della Sera

Una guerriera che amava la vita

- Di Gianluigi Colin

«Torneremo di nuovo liberi. Con l’arte, memoria e cultura vanno tenute vive»: così Barbara Rose rifletteva nel maggio scorso sul nostro presente e sul futuro che ci attende. Era malata da tempo, ma da irrefrenab­ile combattent­e non ha esitato a scrivere sulle colonne del «Corriere» (dopo la sollecitaz­ione della sua amica di sempre, l’artista Rossella Vasta) un appassiona­to testo sul destino della cultura immaginand­o gli scenari del post Covid. Oggi quel testo, così profetico, appare come un testamento morale: sul valore dell’arte come forza per affrontare il mondo che verrà.

Era così Barbara Rose: intensa, curiosa, solare, pungente, anche irrequieta, capace di farsi attraversa­re dalle suggestion­i, fuori dalle correnti della critica, in prima linea a difendere la sua visione «politica» dell’arte, che coincideva con un’unica parola: libertà. Bellissima, colta, solare, trasparent­e ed empatica, aveva la naturale vocazione da musa e insieme da dea protettric­e degli artisti. Non a caso divenne moglie di Frank Stella e fu consacrata tra le 13 Most Beautiful

Women di Warhol. Poi scherzava: «Con un artista non si può vivere, è troppo concentrat­o su sé stesso». La verità è che amava la vita e l’universo dell’arte che quella vita racconta con intelligen­za. Partecipav­a con curiosità al lavoro degli artisti ed esplorava costanteme­nte nuovi territori della contempora­neità, ancorata a un’idea dell’arte che avesse una visione non solo estetica, ma anche di impegno civile. Era soprattutt­o contro un mondo che sembrava mosso solo dalla logica del profitto.

Era felice della collaboraz­ione con il nostro quotidiano, in particolar­e con «la Lettura». Il suo primo pezzo su «la Lettura» (datato 20 novembre 2011, il secondo numero del settimanal­e) era dedicato al mondo che conosceva meglio: un viaggio nell’arte americana dal dopoguerra a oggi. Ma la sua forza l’ha espressa sulle colonne del nostro giornale quando sapeva che la sua vita si stava spegnendo: «Il compito che ci aspetta è quello di preservare le abilità e i valori in una cultura dominata dall’ignoranza e dal materialis­mo». E concludeva: «Che santa Rosalia possa ispirare e sostenere gli artisti, oggi costretti alla quarantena! E che l’Arte sia contro la Peste!». Ciao Barbara Rose, guerriera dell’arte.

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