Il teatro (vero) per ora è scomparso, meglio vederlo in tv
Il sabato sera va in onda su Rai5 un ciclo di spettacoli con il contributo del ministero dei Beni culturali. Sono spettacoli tra quelli che sarebbero andati in scena nei prossimi giorni o mesi. Recentemente, «L’Odissea» di Robert Wilson e «Il visitatore» dell’alsaziano Eric- Emmanuel Schmitt. Quasi tutti gli uomini di teatro sono nemici del teatro in televisione, dicono che non è teatro. Lo spettatore lo capisce, o almeno lo intuisce. Ma a noi il teatro in televisione, poiché non abbiamo quello vero, va bene alla pari del cinema. Anche il cinema in televisione non è cinema eppure ce ne nutriamo. Se poi «Il visitatore» sia un nutrimento o fino a che punto, non so. Ma questa commedia del 1993 e il suo autore continuano a godere di incontrastato successo. Ne sono protagonisti Sigmund Freud e sua figlia Anna: nel 1939 stanno per lasciare Vienna e andare in esilio a Londra. Un caporale della Gestapo li tormenta entrando e uscendo dalla loro casa come fosse sua, e più tardi costringe Anna a seguirlo. Ma c’è anche lo sconosciuto, incomprensibile Visitatore. Chi è costui? Freud chiede e non ottiene risposta, non riesce a capirlo. Lo capiamo noi. Non è il suo inconscio, non è lo scrittore Schmitt, che tutto sa di Freud e di ciò che gli accadrà, è niente altro che una voce interiore, la voce che di fronte al pericolo mette in dubbio il suo sistematico dubbio.
La vita è una promessa non mantenuta, dice Freud, e Dio nella sua perfezione è inaccettabile. C’è, nel testo, non poca pseudofilosofia. E’ con lei che se la debbono vedere il regista Valerio Binasco e i due interpreti Alessandro Haber e Alessio Boni. Bravissimi ma costretti (dalla regia?) ad un virtuosismo vocale e ad una gestualità sempre ai limiti del fantastico.