La Germania «scarta» sul piano Ue e compra 30 milioni di dosi in più
La Germania ha acquistato 30 milioni di dosi supplementari di vaccino Pfizer-BioNTech, in seguito a un accordo bilaterale con l’azienda. Lo ha confermato ieri un portavoce del ministero della Salute, dopo che la notizia era stata rivelata dal quotidiano Bild (secondo cui ci sarebbe anche un accordo analogo per circa 50 milioni di dosi con la statunitense Moderna). Berlino viene meno, così, a un accordo di «solidarietà europea» stretto tra i ministri della Salute dei Paesi membri, che designava la Commissione europea come acquirente unico.
Il governo tedesco ha anche stretto intese con BioNTech per aumentare la produzione di vaccino su suolo tedesco, in uno stabilimento ex Novartis a Marburg, in Assia, che sarà riconvertito da BioNTech per produrre più dosi da febbraio. «Non faremo nazionalismo dei vaccini», ha promesso il ministro della Salute Jens Spahn. «Il fatto che il primo approvato a livello Ue provenga da una farmaceutica tedesca (BioNTech ha sede a Magonza, ndr) non ci darà vantaggi». Ma tra gli omologhi in Europa la notizia ha il sapore di un «rompete le righe».
La cooperazione europea per l’acquisto dei vaccini «è stata una bella pagina. Confidiamo che non si debba interrompere». Così ieri al Tg1 il commissario straordinario all’emergenza Covid Domenico Arcuri. «L’Italia», ha ricordato, «insieme a Francia, Germania e Olanda ha promosso l’acquisto centralizzato europeo. L’Unione compra per tutti i membri e distribuisce le dosi in funzione della popolazione. A noi tocca il 13,5% dei vaccini». Una precisazione che sembra riflettere l’irritazione di Palazzo Chigi per tedesca.
L’accordo europeo
L’intera operazione sembrava definita nei minimi dettagli e doveva diventare una dimostrazione europea di come l’unione fa la forza. Fin dalla prima parte dell’estate, i governi dei Ventisette avevano concordato che sarebbe stata la Commissione a negoziare e concludere per tutti l’acquisto dei vaccini promessi dai sei gruppi farmaceutici con gli sviluppi più promettenti: Pfizer-BioNtech (iniziativa tedesco-americana), l’americana Moderna, il gruppo anglosvedese Astra-Zeneca, la francese Sanofi con Gsk, la tedesca Curevac e l’altra statunitense Johnson & Johnson. In totale 1,95 miliardi di dosi: 200 milioni da Pfizer (e altri l’iniziativa opzionati più tardi); 160 da Moderna; 400 da AstraZeneca, 300 da Sanofi, 400 da Johnson e 405 da CureVac.
L’intesa con la Commissione era che quest’ultima avrebbe acquisito e distribuito le dosi in proporzione alla popolazione di ciascun Paese. Nessuno si sarebbe dovuto muovere da solo. In dicembre un’integrazione: le prime vaccinazioni avrebbero avuto luogo il 27 dicembre, con 9.750 dosi Pfizer-BioNtech simbolicamente messe a disposizione di ciascun Paese (anche se poi la Germania ne ha avuti 9.750 per ciascuno dei suoi 16 Länder: 156 mila).
Questo approccio rifletteva l’esigenza pratica degli europei di presentarsi sui mercati mondiali dei vaccini contro Covid-19 con ordinativi colossali, quasi due miliardi di dosi nel complesso, che così sarebbero diventati prioritari mentre l’industria cercava di produrre i farmaci a tappe forzate.Ma rifletteva anche un dilemma politico meno confessabile: se ogni governo si fosse mosso da solo, le aziende farmaceutiche avrebbero finito per privilegiare i Paesi politicamente più forti, quelli in grado di pagare prima e nei quali hanno sede le case produttrici. Gli altri sarebbero venuti dopo. Il diritto alla salute di un cittadino tedesco, francese o svedese sarebbe stato «più uguale» di quello di un bulgaro o di un greco.
Le «quote»
Delle dosi di vaccino già opzionate dalla Commissione, però, solo una parte è già cer100 to che verrà consegnata: su 2 miliardi totali di dosi da 6 case farmaceutiche sono già approvate e in consegna solo 300 milioni della versione BioNTech-Pfizer e 80 milioni (con una opzione di altri 80) di Moderna, ancora non autorizzato dall’Ema. I piani vaccinali di tutti i Paesi europei dipendono in gran parte da produttori il cui vaccino non è ancora stato approvato, o la cui sperimentazione non è finita. Quando a inizio dicembre la francese Sanofi ha fatto sapere che era in ritardo con lo sviluppo del suo prodotto — il 20% circa delle dosi opzionate — il sistema è entrato in entropia.
In estate, nelle riunioni dei delegati dei ministeri della Salute dei 27, secondo vari partecipanti i rappresentanti francesi avevano insistito perché la quota di mercato di Sanofi nel vaccino per Covid-19 fosse salvaguardata e di conseguenza fossero limitati gli ordinativi sul vaccino dell’americana Pfizer. Così quest’ultimo oggi copre solo il 13,3% delle forniture europee. Per l’approvazione a Sanofi si potrebbe dover aspettare fino a settembre 2021, e le dosi di AstraZeneca per il momento sono state testate solo sulle persone fino a 55 anni di età. Non sugli anziani: si dovrebbero aspettare mesi per poter estendere le somministrazioni del prodotto anglo-svedese a tutti e questo tempo non c’è.
La decisione del governo tedesco di rompere le righe della solidarietà europea nasce da qua. Ma non è chiaro dove porti, perché potrebbe innescare una corsa nazionalista all’accaparramento di tutti contro tutti. Ora la Commissione Ue ha chiesto a Pfizer di raddoppiare le sue forniture; restano molto incerti, però, i tempi di consegna.
300 Milioni Le dosi di vaccino della Pfizer/ bioNTech che l’Ue ha opzionato
400 Milioni le dosi di vaccino AstraZeneca opzionate dall’Unione Europea