Corriere della Sera

L’ombra della crisi a gennaio Palazzo Chigi resiste a Iv: dovreste spiegarla agli italiani

La mediazione del Pd. E Bettini va in pressing per il rimpasto

- di Maria Teresa Meli

C’è Giuseppe Conte, che respinge con queste parole il fantasma della crisi di gennaio: «Come la spieghereb­be Renzi agli italiani?». Il premier ne parla con i suoi consiglier­i però non ne è sicurissim­o: «Non mi fido», ha spiegato a un autorevole esponente dem non nascondend­ogli la diffidenza che prova nei confronti del leader di Italia viva.

C’è Renzi che ormai parla esplicitam­ente di quando staccherà la spina: «Meglio stare fuori dal Parlamento che dentro questo governo», si è lasciato sfuggire con un deputato. Un paradosso, una battuta ovviamente, perché il leader di Iv sa che anche in caso di crisi non si andrà alle elezioni. L’ex premier comunque appare più che mai deciso e ieri in conferenza stampa ha illustrato un vero e proprio programma di governo. Di un altro governo, appunto: «Io mi sto giocando l’osso del collo sui contenuti non su beghe politiche». Come a dire che la crisi, checché ne pensi Conte, è più che spiegabile: questo esecutivo non è in grado di sfruttare l’occasione del Recovery fund e perciò deve lasciare il passo a un altro governo. A gennaio. Ma l’ex premier potrebbe anche decidere per una mossa a sorpresa: far uscire Italia viva dall’esecutivo, non togliendog­li la fiducia per senso di responsabi­lità.

E poi c’è Nicola Zingaretti, impegnato in un tentativo di mediazione quasi impossibil­e. È l’unico a cui il voto converrebb­e, perché il Pd guadagnere­bbe consensi, ma sa che le elezioni, con questo sistema elettorale, consegnere­bbero l’Italia al centrodest­ra. E comunque è convinto che sul Recovery occorra «accelerare o si rischia». «Il piano — dice il segretario del Partito democratic­o ai suoi — deve essere approvato dal Consiglio dei ministri al più presto e poi andare in Parlamento. Se ne discute da troppi mesi».

Già, la «palude» è da sempre l’assillo di Zingaretti. E del Pd tutto, che chiede a Conte di «prendere iniziative» e di «dare risposte» a Renzi, ma anche agli stessi dem. Ma per come si sono messe le cose è difficile che si vada avanti. L’eventualit­à di una crisi a gennaio è più che reale. A meno che Conte, per restare in sella, non ceda su tutti i fronti a Renzi, incluso su quello della delega ai servizi segreti che, secondo l’ex premier, dovrebbe affidare a «un uomo di fiducia o a un tecnico».

Ci sarebbe anche un’altra via, che è quella che, faticosame­nte, sta cercando di spianare Goffredo Bettini, padre nobile del Pd, impegnato in questi giorni a evitare uno

showdown che «non farebbe bene al Paese». Perciò Bettini

Il segretario dem vuole che il Recovery fund venga varato in fretta «Altrimenti si rischia»

ha suggerito a Conte di assumere lui in prima persona l’iniziativa di avviare un rimpasto. Finora il premier da quell’orecchio non ci ha voluto sentire. Come sanno bene gli esponenti di Leu che, quando sono stati ricevuti a Palazzo Chigi la settimana scorsa, si sono sentiti chiedere se erano interessat­i al rimpasto e volevano sostituire un

ministro. Una domanda insolita, visto che Leu di ministro ne ha solo uno e, guarda caso, è anche il leader di quella formazione, ossia Roberto Speranza, titolare del dicastero della Salute. Un simile approccio al rimpasto la dice lunga sulle reali intenzioni del premier a riguardo.

E peraltro non è neanche detto che un consistent­e rimpasto basterebbe. L’altro giorno, interrogat­o sull’argomento, Renzi si è mostrato alquanto scettico: «Un Conte ter? Non credo proprio».

Ma se crisi sarà, come appare ormai probabile, il premier insiste nel volerla «parlamenta­rizzare». Un po’ come fece con Matteo Salvini quando il suo governo numero uno cadde. La situazione attuale, però, è assai diversa da quella di allora. «Adesso — spiegano al Pd — non c’è un’alternativ­a, e certo non la possono rappresent­are un gruppo di responsabi­li provenient­i da Iv e da Forza Italia. Non è pensabile che con la pandemia in corso e il Recovery plan si metta su una maggioranz­a raccogliti­ccia». E Renzi, da parte sua, avverte: «Io non sono Salvini, non mi faccio mettere in un angolo».

 ??  ?? Palazzo Madama Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, 56 anni, con il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri (Pd), 54
Palazzo Madama Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, 56 anni, con il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri (Pd), 54
 ??  ?? Avvocato Roberto Cota, 52 anni, ha guidato il Piemonte dal 2010 al 2014
Avvocato Roberto Cota, 52 anni, ha guidato il Piemonte dal 2010 al 2014

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