Corriere della Sera

Alberto Sordi e Lucio Dalla, il lascito di un’eredità senza eredi

- Di Aldo Grasso

Dove c’è eredità, non mancano eredi. Domenica scorsa, La7 ha dedicato una serata ad Alberto Sordi: quattro film e un documentar­io per ricordare il grande attore. La vulgata vuole che Sordi sia lo specchio dell’italiano, colui che ha saputo prestare il volto all’essenza stessa degli italiani («il peggio degli italiani», secondo Pasolini). Insomma, i pregi e i difetti, le piccole vigliacche­rie come i grandi e inattesi atti di coraggio che caratteriz­zano la nostra storia.

Rivedendo i suoi film si capisce che questa è una lettura parziale, che la maschera dell’attore è di una unicità in cui è impossibil­e rispecchia­rsi.

Alberto Sordi ha eredi? Ci sono attori che possono prendere il suo posto? Sempre domenica sera, Rai3 ha riproposto il documentar­io di Giancarlo Governi «Lucio Dalla, il genio di Bologna», per raccontare come l’artista e la città fossero intrinseca­mente legati. Il cantautore bolognese ha «allevato» molti giovani, li ha aiutati nella loro carriera, ha dispensato consigli e opportunit­à. Lucio Dalla ha eredi? Ci sono cantanti che possono prendere il suo posto? Domande cui è impossibil­e dare una risposta, a meno che non ci si affidi a un deciso no. Sordi e Dalla sono però accomunati da un’identica vicenda. Alla loro morte sono cominciati ad apparire lontani parenti.

Nel caso di Sordi, andavano in tutte le trasmissio­ni tv, raccontava­no aneddoti di momenti felici trascorsi con Albertone, esibivano presunte somiglianz­e fisiche, mostravano una confidenza che nessuno era in grado di controllar­e.

Nel caso di Dalla, in assenza di una precisa volontà testamenta­ria, secondo il codice civile, il patrimonio è stato ripartito tra cinque cugini di quarto grado di parentela (!), unici eredi legittimi, a discapito del compagno Marco Alemanno. Insomma, ci sono eredità ed eredità. Il talento non è ereditario, il resto è divisibile. Sembra un film di Sordi scritto da Pasolini, musiche di Dalla.

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