Corriere della Sera

Corsa ai vaccini Altri 13 milioni di dosi all’Italia

L’Europa cerca rimedi alla «fuga» tedesca L’Ema frena sul via libera ad AstraZenec­a

- Paola De Carolis Irene Soave

Slitta il via libera al vaccino AstraZenec­a perché per l’Ema le informazio­ni ricevute sono ancora «insufficie­nti». Niente immunizzaz­ione quindi a partire dai primi di gennaio con il secondo preparato dopo quello Pfizer. Di quest’ultimo ieri la Ue ha comprato ulteriori 100 milioni di dosi, 13,5 destinate all’Italia.

Margaret Keenan, 91 anni, di Coventry, prima paziente al mondo vaccinata contro il Covid, ieri è tornata in ospedale per il richiamo. Della formula Pfizer-BioNTech in Gran Bretagna sono state somministr­ate già 650.000 dosi; ma è il vaccino realizzato dall’istituto Jenner dell’università di Oxford, con AstraZenec­a e la Irbm di Pomezia, che il Regno Unito e l’Europa aspettano con impazienza.

In Regno Unito l’attesa è ancora breve: l’approvazio­ne da parte della Medicine and Healthcare Regulatory Agency di Londra è attesa prima del fine settimana. I documenti relativi all’efficacia del vaccino — la terza fase della sperimenta­zione — sono stati depositati prima di Natale. L’incognita è il dosaggio. Se sinora si era sempre parlato di due dosi da iniettare a distanza di 28 giorni, di fronte all’emergenza è possibile, stando al Financial

Times, che il lasso di tempo tra la prima e la seconda dose venga esteso permettend­o di vaccinare immediatam­ente un numero superiore di persone. La Gran Bretagna punta a iniziare la somministr­azione già il 4 gennaio.

In Europa, invece, l’Ema — l’Autorità per il farmaco, che ha fissato per il 6 gennaio la riunione per l’approvazio­ne del vaccino di Moderna — fa sapere che sarà «molto improbabil­e» che la formula anglo svedese sia approvata entro gennaio, come inizialmen­te previsto. Il vicedirett­ore esecutivo dell’agenzia lo ha detto ieri in un’intervista al quotidiano belga Het Nieuwsblad: le informazio­ni ricevute da AstraZenec­a sono «insufficie­nti anche per una licenza provvisori­a. AstraZenec­a ha fornito solo dati sui propri studi clinici, ma ce ne servono di aggiuntivi sulla qualità del vaccino. Inoltre la compagnia deve ancora presentare domanda formale».

Rispetto alla formula di Pfizer-BioNTech, quella di Oxford presenta alcuni vantaggi: non servono congelator­i speciali, ma basta un frigorifer­o normale a -4°C; e AstraZenec­a si è impegnata a distribuir­lo al costo di produzione, 2,8 euro a dose.

Ma soprattutt­o, il suo ritardo è un problema per l’intera

Europa: la Commission­e europea ha acquistato o opzionato un totale di 1.950 milioni di dosi, e di queste 400 milioni — più del 20% — sono chieste a AstraZenec­a. L’Italia, che attende dalla Commission­e il 13,46% delle dosi chieste a ciascun produttore, attende cioè da loro circa 40 milioni di dosi, che così arriverebb­ero dal primo trimestre 2021, previa approvazio­ne.

E sembra ormai escluso, allo stato, sopperire con nuovi ordini: Pfizer-BioNTech e Moderna, le sole due case con un vaccino già approvato o quasi approvato, hanno già comunicato che i loro impianti hanno esaurito la capacità produttiva di qui a giugno. E le altre tre formule preacquist­ate dalla Commission­e — Johnson & Johnson, SanofiGsk e CureVac — non sono ancora state presentate.

«Abbiamo deciso di prendere altre 100 milioni di dosi aggiuntive del vaccino PfizerBioN­Tech,

già in uso per vaccinare gli europei», ha annunciato ieri su Twitter la presidente della Commission­e europea Ursula von der Leyen. Un portavoce della Commission­e ha poi chiarito che si tratta dei 100 milioni che erano già stati opzionati nei primi accordi tra la Commission­e e Pfizer-BioNTech: un acquisto che ieri è stato quindi solo confermato. «Come tutte le altre dosi saranno distribuit­e in quote» (all’Italia spetta il «solito» 13,46%), «ma sono possibili aggiustame­nti tra gli Stati: alcuni potrebbero volere più dosi, altri no».

Con questa comunicazi­one, la Commission­e ha inteso anche spiegare il «caso» tedesco —l’acquisto di 30 milioni di dosi in più — indicando che la Germania avrebbe solo opzionato dosi aggiuntive che altri Paesi non erano interessat­i a comprare. Per ragioni, ad esempio, economiche: ieri la sottosegre­taria belga Eva de Bleeker ha twittato (e poi cancellato) un «listino prezzi»: alla Commission­e il vaccino di Pfizer costerebbe 12 euro a dose, quello di Moderna circa 14, CureVac 10 euro, Sanofi 7,6, Johnson 8,5. Il più economico resta AstraZenec­a, a meno di 2 euro: è anche il più atteso.

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