Nei vaccini Pfizer e Moderna stessa formula innovativa Per Oxford niente super gelo
Nessun farmaco garantisce la durata della protezione
Slitta a febbraio l’approvazione del terzo candidato vaccino anti Covid-19 dopo Pfizer e Moderna: quello realizzato dall’instituto Jenner dell’Università di Oxford assieme a AstraZeneca e Irbm di Pomezia. Lo ha dichiarato ieri l’Agenzia europea del farmaco (Ema) in scia alla notizia che lo stesso vaccino avrebbe avuto a giorni il via libera dall’agenzia competente britannica. Nel mondo occidentale il candidato che ha ricevuto per primo un’autorizzazione è stato il vaccino Pfizer-BioNTech, approvato dal Regno Unito il 2 dicembre e attualmente autorizzato in Usa, Europa e diversi Paesi. Sul vaccino di Moderna, approvato in Usa il 18 dicembre, l’Ema si pronuncerà il 6 gennaio.
Tecnologia
Pfizer e Moderna utilizzano la tecnica «Rna messaggero», che contiene le istruzioni per produrre una proteina presente su Sars-Cov-2: il nostro organismo riconosce la proteina e attiva il sistema immunitario. È la prima volta che questa metodologia viene utilizzata. La formula di Oxford si basa su un «vettore virale» che non può replicarsi, ma veicola i geni Covid nelle cellule umane, un metodo già in uso.
Efficacia
L’efficacia dei vaccini autorizzati è pressoché identica: i dati Pfizer dichiarano una resa
del 95% a 7 giorni dalla seconda dose, quelli di Moderna del 94,5% a due settimane dalla seconda dose. Il discorso su AstraZeneca è più complicato, perché i dati sono controversi. Dapprima l’azienda aveva annunciato un’efficacia del 90%, ma aveva chiarito che la percentuale era relativa alla somministrazione di una dose e mezza. Con le due dosi previste, l’efficacia scendeva al 62%, motivo per cui si è reso necessario ripetere alcuni test. Ieri l’amministratore delegato ha dichiarato che nuovi dati (non ancora pubblicati) mostrerebbero che il vaccino protegge il 95% dei soggetti.
Tutti i vaccini in uso richiedono due dosi, mediamente a 3-4 settimane di distanza la prima dalla seconda. Il prodotto di Pfizer è il più critico da conservare e trasportare, perché richiede una temperatura di -70 gradi. Moderna e AstraZeneca producono invece farmaci che possono essere conservati a 2-8 gradi.
Eventi avversi
Fino ad oggi, su oltre 3 milioni di persone vaccinate con Pfizer o Moderna, si sono verificate 8 reazioni allergiche gravi (tutte si sono comunque risolte). Con il vaccino Pfizer un volontario su mille ha manifestato paralisi momentanea del viso. Le altre reazioni descritte negli studi di Fase 3 dei tre candidati sono quelle più comuni e lievi: dolore e gonfiore nel sito di iniezione, stanchezza, mal di testa, dolore ai muscoli e alle articolazioni, brividi e febbricola.
Chi può farlo
L’unico vaccino approvato in Europa, Pfizer, è sconsigliato a minori di 16 anni e alle donne incinta perché non sono ancora state eseguite sperimentazioni su queste categorie. Per il resto, possono vaccinarsi tutti, anche i guariti, per cui l’iniezione potrebbe costituire un potenziamento della risposta immunitaria.
La durata della protezione data dai tre vaccini non è ancora sicura, ma le conoscenze sugli altri tipi di coronavirus indicano che dovrebbe essere di almeno 9-12 mesi.