«Serve una legge: il medico che si rifiuta deve essere sospeso»
«Chi cura non può essere fonte di rischio per i pazienti. Sarebbe un controsenso. Quindi di fronte a una patologia prevenibile, la vaccinazione deve essere un prerequisito per svolgere la propria attività». È per la sospensione dal servizio degli obiettori del vaccino Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani (dove l’adesione alla campagna è stata elevatissima), componente del Cts.
Servono provvedimenti severi?
I numeri
«Gli operatori sanitari sono costantemente esposti, a causa della loro attività professionale spesso eroica, a pazienti e materiali biologici potenzialmente infetti. Quindi al rischio di acquisire malattie infettive anche gravi. Covid-19 non fa differenza. Secondo i dati Inail nei primi 9 mesi dall’inizio dell’epidemia sono stati oltre 70.000 quelli che hanno contratto l’infezione, oltre il 70% delle segnalazioni di infortunio sul lavoro, più colpiti gli infermieri».
Sospensione per chi non si vaccina?
«Il Testo Unico per la Sicurezza sul lavoro impone al datore di lavoro la valutazione del rischio per l’operatore e per gli altri e l’allontanamento temporaneo in caso di inidoneità alla mansione su indicazione del medico competente. Inoltre specifica che l’inidoneità a una mansione determina l’assegnazione di mansioni inferiori».
Ma se è un primario a non vaccinarsi, e magari un neurochirurgo di cui l’ospedale non può privarsi?
«La sospensione non è possibile per alcune categorie, soprattutto ad alta qualificazione. Ma la norma imporrebbe al datore di lavoro l’allontanamento temporaneo del dipendente a rischio per sé o per gli altri in caso di inidoneità».
Lei è favorevole all’obbligo?
«Occorre convinzione e non costrizione. Come affermato anche dagli organi di governo, il vaccino non sarà obbligatorio. Ma questo non significa che ci possano essere attività, professionali e non, come per quelle degli operatori sanitari, per svolgere le quali sia richiesto il vaccino anche a tutela degli altri. Ancora una volta, pur non essendo esperto di fatti giuridici, credo sia necessaria una legge per sancire l’obbligo».
Che giustificazione c’è nel rifiutare un vaccino del quale è stata provata sicurezza e efficacia e sicurezza?
«Non c’è giustificazione. È un problema di non adeguata percezione dei vantaggi della protezione di se stessi e della comunità».
Nei primi 9 mesi dall’inizio dell’epidemia sono stati oltre 70.000 gli operatori sanitari che hanno contratto l’infezione