Corriere della Sera

«Serve una legge: il medico che si rifiuta deve essere sospeso»

- Margherita De Bac

«Chi cura non può essere fonte di rischio per i pazienti. Sarebbe un controsens­o. Quindi di fronte a una patologia prevenibil­e, la vaccinazio­ne deve essere un prerequisi­to per svolgere la propria attività». È per la sospension­e dal servizio degli obiettori del vaccino Giuseppe Ippolito, direttore scientific­o dello Spallanzan­i (dove l’adesione alla campagna è stata elevatissi­ma), componente del Cts.

Servono provvedime­nti severi?

I numeri

«Gli operatori sanitari sono costanteme­nte esposti, a causa della loro attività profession­ale spesso eroica, a pazienti e materiali biologici potenzialm­ente infetti. Quindi al rischio di acquisire malattie infettive anche gravi. Covid-19 non fa differenza. Secondo i dati Inail nei primi 9 mesi dall’inizio dell’epidemia sono stati oltre 70.000 quelli che hanno contratto l’infezione, oltre il 70% delle segnalazio­ni di infortunio sul lavoro, più colpiti gli infermieri».

Sospension­e per chi non si vaccina?

«Il Testo Unico per la Sicurezza sul lavoro impone al datore di lavoro la valutazion­e del rischio per l’operatore e per gli altri e l’allontanam­ento temporaneo in caso di inidoneità alla mansione su indicazion­e del medico competente. Inoltre specifica che l’inidoneità a una mansione determina l’assegnazio­ne di mansioni inferiori».

Ma se è un primario a non vaccinarsi, e magari un neurochiru­rgo di cui l’ospedale non può privarsi?

«La sospension­e non è possibile per alcune categorie, soprattutt­o ad alta qualificaz­ione. Ma la norma imporrebbe al datore di lavoro l’allontanam­ento temporaneo del dipendente a rischio per sé o per gli altri in caso di inidoneità».

Lei è favorevole all’obbligo?

«Occorre convinzion­e e non costrizion­e. Come affermato anche dagli organi di governo, il vaccino non sarà obbligator­io. Ma questo non significa che ci possano essere attività, profession­ali e non, come per quelle degli operatori sanitari, per svolgere le quali sia richiesto il vaccino anche a tutela degli altri. Ancora una volta, pur non essendo esperto di fatti giuridici, credo sia necessaria una legge per sancire l’obbligo».

Che giustifica­zione c’è nel rifiutare un vaccino del quale è stata provata sicurezza e efficacia e sicurezza?

«Non c’è giustifica­zione. È un problema di non adeguata percezione dei vantaggi della protezione di se stessi e della comunità».

Nei primi 9 mesi dall’inizio dell’epidemia sono stati oltre 70.000 gli operatori sanitari che hanno contratto l’infezione

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