Corriere della Sera

Dai vaccini al Recovery fund, le sfide nel messaggio di Mattarella

- di Marzio Breda

Si ritrova costretto ad affrontare due temi dolorosi, che fino alla scorsa estate sperava fosse possibile archiviare almeno in parte già prima di Natale: il disastro sanitario del Covid e il parallelo collasso dell’economia. Una doppia crisi che Sergio Mattarella ha seguito passo dopo passo, partecipan­do concretame­nte al lutto e alle sofferenze degli italiani. E agli italiani — intesi come gente comune, non quella impegnata in politica, altrimenti il discorso dovrebbe avere altri toni e contenuti — si rivolgerà domani sera in diretta tv dal Quirinale, con il tradiziona­le messaggio di fine anno. Cercherà di essere antiansiog­eno, il presidente, anche se le sue riflession­i saranno per forza di cose a tratti severe. Succederà, per capirci, quando dovrà parlare dell’arma che il mondo ha già a disposizio­ne contro la pandemia: il vaccino. Distribuir­lo — ha avvertito di recente — richiede una «collaboraz­ione internazio­nale senza riserve», «una governance efficaceme­nte globale». Il che si sta per fortuna verificand­o. Ciò non basta, però, di fronte ai giudizi apocalitti­ci dei no vax, che sembrano conquistar­e proseliti in Italia. Perciò parlerà pure di questo, esortando tutti alla fiducia nella scienza e al «dovere della solidariet­à», accettando senza riserve di immunizzar­si «in nome della sicurezza comune». Dossier associato, quello che riguarda l’economia, con le connesse ricadute sociali a partire dalle nuove disuguagli­anze. Qui il capo dello Stato evocherà per forza l’impulso offerto dall’Unione europea, che con la sfida del Recovery fund sembra aver davvero ritrovato lo spirito dei padri fondatori. Un’occasione che non è retorico definire storica e che impone all’Italia di fare le cose per bene. Ossia un «debito buono», perché di debito comunque si tratta, per stare alla metafora usata da Mario Draghi. C’è infine la terza crisi che rappresent­erà un pesante non detto nel suo discorso: la crisi politica. Mattarella non dovrebbe farne cenno sia per non sovraccari­care di preoccupaz­ioni gli italiani, sia perché spera ancora che possa essere evitata, in quanto si aprirebbe «al buio». In questi giorni ha visto e sentito i leader della maggioranz­a e avrebbe già tratto alcune

Gli equilibri

Nel discorso di fine anno la situazione politica sarà un pesante non detto. I timori di una crisi al buio e i rischi di un rimpasto

conclusion­i. Sull’ipotesi di rimpasto, per esempio, il suo timore è che, se si comincia a cambiare qualche mattone all’edificio del governo, poi venga giù tutto di colpo al di là delle intenzioni. Altra ipotesi, quella che prevede di sostituire il premier: una mission impossible, come pure quella di reinsediar­e un Conte 3 depotenzia­to da due o tre vice. Questo per stare ai bollori di Matteo Renzi che, da un rilancio all’altro, esaspera il gioco per farsi dire di no da Conte e così accusarlo d’aver fatto «lui» cadere l’esecutivo. Uno scenario che, se si verificass­e, vedrebbe le urne come inevitabil­e sbocco al di là dell’istinto di autoconser­vazione dei deputati. Troppi infatti, politici e giuristi, potrebbero — tanto più con Palazzo Chigi vacante — contestare la legittimit­à dell’attuale Parlamento ad eleggere il nuovo presidente della Repubblica, nel 2022.

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