«Giletti scomodo Sotto scorta, i politici tacciono»
Massimo Giletti, 59 anni a marzo, è il giornalista televisivo dell’anno. Secondo il quotidiano online Affaritaliani.it, il conduttore di Non è l’Arena (La7) è «indubbiamente in cima alla lista dei giornalisti più spregiudicati, arditi, kamikaze e/o “impertinenti” del 2020».
Il quotidiano ricorda le «minacce concrete come quelle dei vari La Barbera o dei fratelli Graviano (carpite dal Gom della penitenziaria)» ricevute dal conduttore, sotto scorta dal mese di luglio. Ovvero da quando «ha cominciato la sua strenua crociata contro lo sfacelo della gestione (poco limpida) del ministero della Giustizia e contro la scarcerazione di centinaia di boss da 41bis lasciati ai domiciliari nelle proprie abitazioni». E sottolinea come sono state poche le «rappresentanze politiche che si sono dimostrate solidali». Affaritaliani.it elenca poi alcuni «nemici» di Giletti: «Cosa nostra, Camorra, ‘ndrangheta, amministratori incompetenti e collusi, il “mastodontico” archivio Inps, la mala gestione del reddito di cittadinanza» e nelle ultime settimane il «disastro pandemico messo in luce dalle rivelazioni (poco diffuse anch’esse) dell’Organizzazione mondiale della sanità in merito all’incapacità del nostro governo di adottare un piano efficace nella lotta al Covid-19, vicenda sulla quale sta adesso indagando il Tribunale di Bergamo».
Il quotidiano online ricostruisce poi la carriera del conduttore biellese «per molti un eroico “missionario” della legalità, per taluni — invece — un insopportabile rompiscatole, malvisto dalla stragrande maggioranza dei suoi colleghi, vuoi per gli straordinari risultati di audience, vuoi per quel pizzico d’invidia da scoop che aleggia quando si alzano polveroni mediatici, vuoi per il troppo, secondo il “gotha” degli intellettualmente corretti, spazio dato alle opposizioni parlamentari e vuoi perché ha puntato il dito laddove non si doveva puntare: sui palazzi del potere».