Lo snowboard sul sacrario e le reazioni dei lettori
Caro Aldo, leggendo le sue parole sull’eroismo dei nostri nonni sul Grappa (Corriere, 27 dicembre), confesso da settantenne, che mi sono commosso. Oggi non comprendo la scelta inglese ma andando indietro nel tempo, proprio alla Prima guerra mondiale da lei ricordata (voluta dai tedeschi) e alla Seconda guerra mondiale (voluta anch’essa dai tedeschi), ripensando a quanti giovani italiani ed inglesi sono morti nel fiore degli anni, posso comprendere (anche se europeista convinto) come agli occhi dei vecchi inglesi non sia andata a genio l’idea di passare il resto della loro vita con un socio così testardamente «ingombrante».
Matteo Pugliese, Padova
Abito a Romano D’Ezzelino ai piedi del monte Grappa, l’ultimo baluardo difensivo della Grande guerra. Sono guida professionista. Vorrei prendermi un impegno personale rifacendomi alla prima frase della sua risposta al signor Andrea: «La cosa migliore che possiamo fare è raccontare a questi ragazzi cosa accadde sul Grappa». Io questo l’ho sempre fatto e sono a disposizione di quei ragazzi e di quanti come loro non sanno, perché è un dovere morale sapere quanto è successo lassù durante le guerre e nessuno ha il diritto di dimenticarlo.
Loris Giuriatti
Ho provato indignazione per i ragazzini con lo snowboard sul Grappa. Quella è una terra che mi è entrata nel cuore avendo effettuato nove mesi di «naja» a Bassano Del Grappa. Ricordo che all’epoca (1974/75) al sacrario c’era sempre la guardia armata, capitò anche al sottoscritto farne parte. Deduco che non esiste più un controllo del sito, potrebbe essere il caso di ripristinarlo.
Claudio Beneggi
Dal mio osservatorio di insegnante veterana, confermo che, come giustamente conclude il lettore Prati, a proposito del comportamento dei ragazzini sul Grappa, «mancano le famiglie, e la scuola è in serie difficoltà». E lo è soprattutto perché, in un circolo vizioso, «mancano le famiglie». Non se ne esce, appunto.
Serena Carozzi Nicolini