Fincantieri-Stx a un passo dallo stop. La scadenza di fine anno
Due paradossi e una scadenza. Il primo: nell’industria dell’auto l’Antitrust Ue ha dato in tempi brevi il via libera alla fusione alla pari tra i francesi di Psa e la casa italo-americana Fca. Un colosso che rischia di avere una governance filofrancese (i componenti del board sono su 6 su 11, compreso l’ad Carlos Tavares). Nell’industria delle navi da crociera invece continua a chiedere documentazione per dare l’ok all’acquisizione dei cantieri di SaintNazaire da parte dell’italiana Fincantieri .
Che tre anni fa — recitano gli accordi sottoscritti da Macron e dall’allora premier Gentiloni — avrebbe dovuto acquisire il 50+1% (quest’ultimo sotto forma di prestito per 12 anni) per creare un campione europeo, e quindi di taglia globale, in grado di contenere l’ascesa dei gruppi cinesi e coreani. Il secondo paradosso è che l’interpretazione restrittiva del dipartimento Concorrenza guidato da Margrethe Vestager rischia di non prendere in considerazione quanto la pandemia stia terremotando l’industria navale, i cui contorni della ripartenza «non sono ancora chiari». Disinteressandosi della joint venture paritetica costruita nel militare dalla stessa Fincantieri con i francesi di Naval Group che avrebbe dovuto essere la seconda parte dell’accordo e invece rischia di essere l’unica in un settore ancor più sensibile. Quel che è ormai probabile è che Fincantieri a questo punto lasci cadere la scadenza di domani per la fusione con l’ex Stx (che era controllata dai sudcoreani fino al 2016 prima di finire in amministrazione straordinaria) senza chiedere l’ennesima proroga, aspettando la chiusura dell’indagine Antitrust. Il gruppo può proseguire da solo anche in virtù dei volumi in arrivo dalla Cina dove è in joint venture con CSSC. Una collaborazione che non piace ai francesi e forse nemmeno a Bruxelles. Certo sorprende pensare che quando tocca a noi guidare vincano gli euroburocrati.