«Crediti deteriorati, serve più flessibilità sulle nuove regole Ue»
Tajani scrive ai commissari McGuinness e Breton «Rischio di stretta creditizia ai danni di famiglie e imprese»
Le nuove regole europee sui ritardi nei pagamenti dei debiti bancari fanno paura a imprese e famiglie; si teme che dal 1 gennaio la rigidità prevista dall’entrata in vigore dei regolamenti — pensati nel 2014, in un’epoca distante anni luce dalla crisi da Covid19 — possa rivelarsi disastrosa quando finiranno le moratorie per 300 miliardi concesse dalle banche in Italia e molti crediti diventeranno deteriorati (npl). Insomma servirebbe flessibilità nelle norme da parte della Commissione Ue e delle autorità bancarie come Eba e Bce.
È questo il senso della lettera che l’ex presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, ha inviato ieri ai commissari Ue Mairead McGuinness (stabilità finanziaria) e Thierry Breton (mercato interno): «Una volta scadute le moratorie, una piccola media impresa o una famiglia che si trovi in ritardo di 90 giorni nel pagamento del debito sarà automaticamente segnalata come cattivo debitore, con l’ulteriore conseguenza che, quando richiederà un prestito alla propria o ad un’altra banca, si vedrà molto probabilmente la richiesta rigettata», scrive. Inoltre il sistema di regole sugli npl «costringerà le banche ad attivare i processi di recupero crediti contro i cattivi pagatori, con ulteriore aggravio delle conseguenze».
Servirebbe piuttosto, secondo l’esponente di Forza Italia, una «flessibilità temporanea e mirata», in particolare sulla definizione di «esposizioni scadute» e sugli accantonamenti automatici imposti alle banche (il «calendar provisioning»), ma anche più flessibilità quando gli istituti ristrutturano un credito.
Le regole in vigore da dopodomani sono più stringenti per l’Italia rispetto alle attuali. Lo sconfinamento di un debitore supera adesso la «soglia di rilevanza» quando andrà contemporaneamente oltre la soglia assoluta (100 o 500 euro, a seconda che il debitore sia un privato o un’impresa) e quella relativa (1% dell’esposizione) e il ritardo duri oltre 90 giorni consecutivi (180 per le pubbliche amministrazioni).
Bankitalia frena gli allarmismi specificando che «non basta essere in rosso di 100 euro per finire in default». Tuttavia le norme imporranno alle banche di accantonare di più anche per ritardi di pochi euro, oltre una certa soglia, senza flessibilità. E questo potrebbe indurle a restringere il credito e a vendere subito gli npl. Con perdite per tutti: proprio ieri la Banca d’Italia ha indicato che nel 2019 il prezzo medio lordo di vendita degli npl è stato del 23% (31% se con garanzie reali, in calo dal 34%, e al 12% per quelli non garantiti, in aumento dal 10% del 2018). Circa i tassi di recupero, si attestano al 31% medio (35% con garanzie reali, 21% senza). Nel 2019 sono stati ceduti npl per 34 miliardi (erano stati 78 nel 2018) e nel 2020 si stima altri 30 miliardi. È un sistema che nei fatti avvantaggia i fondi privati tanto che la Ue sta pensando a una rete di società di gestione di npl nazionali (come Amco, al 100% del Tesoro).
«È qualche anno che noi solleviamo questo problema. Confidiamo ci possa essere un revisione o, almeno, una sospensione o un allentamento» delle norme, ha detto il presidente Abi, Antonio Patuelli, a Tgr Piazza Affari.