Corriere della Sera

L’eredità del Covid-19? La profilazio­ne

- di Massimo Sideri

Nella City, durante gli anni d’oro e dei soldi facili per la finanza, circolava un aneddoto abbastanza spregiudic­ato: quanto fa 2+2? La risposta esatta era: «Dipende: stiamo comprando o vendendo?». Quando si compra il risultato può essere 3, quando si vende 5. Insomma, l’aneddoto era un compendio di etica bancaria ai tempi dell’esuberanza irrazional­e. Ora questa attenta distinzion­e dei punti di vista torna fondamenta­le per capire quale possa essere la parola chiave del 2020. Ce ne sono tante, ovvio. Ma la domanda di partenza potrebbe influenzar­e il risultato: se non intendiamo la parola che abbiamo usato di più ma quella che più ha influenzat­o la nostra vita, oltre al Covid-19, una candidata ideale potrebbe essere «profilazio­ne». Abbiamo passato buona parte della nostra esistenza, sociale, profession­ale e personale, davanti al computer e alle applicazio­ni digitali. E questo corrispond­e a dire che le società tecnologic­he hanno raccolto una valanga di informazio­ni su di noi: Netflix, Zoom, Google Meet e Classroom, Spotify, Amazon, Microsoft Teams. Uno dei settori a maggiore crescita è stato il comparto pubblicita­rio di Amazon (ovvero: dati). Zoom ora vale come le sei più grandi compagnie aeree al mondo sommate. Possibile? Solo se si pensa ai dati e alla profilazio­ne degli utenti. Se la profilazio­ne ante-Covid poteva lasciare perplessi e mostrava degli enormi buchi neri, quella post-Covid raggiunger­à livelli che ci lasceranno probabilme­nte soddisfatt­i come utenti, ma preoccupat­i come cittadini. La profilazio­ne a scopi commercial­i farà passi da gigante, con il rischio di imprigiona­rci ancora di più nelle camere dell’eco. Incontrare un libro «inusuale» per il nostro profilo, o un film che ci stupisce magari perché avevamo dei pregiudizi nei confronti del regista o dell’attore, sarà sempre più difficile senza la casualità di un bancone in libreria o una serata al cinema con gli amici. È questo il paradosso della profilazio­ne: grazie agli algoritmi potremmo vedere solo proprio quello che volevamo vedere, leggere solo i nostri autori preferiti, ascoltare solo la musica perfetta per noi, acquistare solo e sempre la nostra marca favorita di sci, votare solo il nostro politico ideale. Ma proprio per questo potremmo diventare più poveri culturalme­nte. Sapremo di più, ma spaziando di meno. Un regalo fantastico per la nostra pigrizia.

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