Corriere della Sera

Ballano decine di milioni sui contratti di Lukaku, Ibra e Ribery

A rischio le agevolazio­ni per i giocatori arrivati negli ultimi due anni che non avevano residenza fiscale in Italia

- Stefano Agresti

Inter e Juventus potrebbero rimetterci, solo per questa stagione, oltre 20 milioni ciascuna. Napoli, Roma e Milan qualcosa in meno: 7-8 a testa. È l’effetto — giudicato dai club devastante, soprattutt­o nell’era del Covid — di un vuoto normativo evidenziat­o da una circolare dell’Agenzia delle Entrate «su parere conforme del Ministro dell’Economia e delle finanze». Secondo il documento, la tassazione ridotta prevista dal Decreto Crescita del 2019 per gli sportivi non è applicabil­e in assenza di un Dpcm attuativo al momento inesistent­e.

Gli effetti pratici sono consistent­i: le imposte agevolate riservate agli «impatriati», vale a dire a coloro i quali non avevano residenza fiscale in Italia da almeno due anni, non sarebbero applicabil­i e la quota di reddito da versare all’erario passerebbe dal 21,5 al 43 per cento. Negli ultimi 18 mesi dall’estero sono arrivati giocatori e allenatori, da Lukaku a Eriksen, da De Ligt a Arthur e poi Ibrahimovi­c, Osimhen, Mkhitarian, Ribery e i tecnici Conte e Fonseca.

Si tratta di un fulmine che ha colto di sorpresa anche il ministro Spadafora. Quando il Decreto Crescita è stato emanato, nell’aprile 2019, la delega allo sport era nelle mani del sottosegre­tario Giorgetti, che non ha emanato il Dpcm attuativo, e quando c’è stato il passaggio di consegne, nel settembre successivo, questa necessità è sfuggita. Il Ministero si è messo subito in azione per colmare la lacuna anche se i tempi burocratic­i non sono brevi. Il problema, però, è un altro: sarà possibile fare in modo che il Dpcm abbia effetto retroattiv­o? Tecnici e funzionari sono al lavoro, nessuna certezza.

Tra le questioni aperte, è rilevante quella che riguarda chi dovrebbe versare le imposte mancanti: atleti o club? Spiega l’avvocato Gianluca Boccalatte dello studio milanese Biscozzi Nobili Piazza: «I calciatori si troverebbe­ro a debito nei confronti dell’erario. Le ritenute sono operate dalle società, l’assenza di versamenti prevede che ci sia solidariet­à tra datore di lavoro e dipendente». Entrambe le parti dovrebbero contribuir­e al saldo delle imposte. «Ma i giocatori sono abituati a trattare gli ingaggi al netto, anche se le carte federali prevedono che la cifra sia

Emergenza

Pesante contraccol­po per le società ma anche per alcuni atleti e non solo nel calcio

espressa al lordo. E i procurator­i si tutelano non avendo — duole dirlo — grande fiducia nello Stato italiano, che non dà certezze, come questa vicenda dimostra». Andrea Parolini, commercial­ista dello studio Maisto, guarda avanti con preoccupaz­ione: «Le conseguenz­e si avranno anche nel mercato di gennaio. Si parla del ritorno di Paredes, Pellè, El Shaarawy: in questa nuova situazione tutto diventereb­be molto più costoso. Tra l’altro non è coinvolto solo il calcio: pensiamo ai golfisti, ai piloti oppure nel basket a Belinelli, appena tornato in Italia».

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