Ballano decine di milioni sui contratti di Lukaku, Ibra e Ribery
A rischio le agevolazioni per i giocatori arrivati negli ultimi due anni che non avevano residenza fiscale in Italia
Inter e Juventus potrebbero rimetterci, solo per questa stagione, oltre 20 milioni ciascuna. Napoli, Roma e Milan qualcosa in meno: 7-8 a testa. È l’effetto — giudicato dai club devastante, soprattutto nell’era del Covid — di un vuoto normativo evidenziato da una circolare dell’Agenzia delle Entrate «su parere conforme del Ministro dell’Economia e delle finanze». Secondo il documento, la tassazione ridotta prevista dal Decreto Crescita del 2019 per gli sportivi non è applicabile in assenza di un Dpcm attuativo al momento inesistente.
Gli effetti pratici sono consistenti: le imposte agevolate riservate agli «impatriati», vale a dire a coloro i quali non avevano residenza fiscale in Italia da almeno due anni, non sarebbero applicabili e la quota di reddito da versare all’erario passerebbe dal 21,5 al 43 per cento. Negli ultimi 18 mesi dall’estero sono arrivati giocatori e allenatori, da Lukaku a Eriksen, da De Ligt a Arthur e poi Ibrahimovic, Osimhen, Mkhitarian, Ribery e i tecnici Conte e Fonseca.
Si tratta di un fulmine che ha colto di sorpresa anche il ministro Spadafora. Quando il Decreto Crescita è stato emanato, nell’aprile 2019, la delega allo sport era nelle mani del sottosegretario Giorgetti, che non ha emanato il Dpcm attuativo, e quando c’è stato il passaggio di consegne, nel settembre successivo, questa necessità è sfuggita. Il Ministero si è messo subito in azione per colmare la lacuna anche se i tempi burocratici non sono brevi. Il problema, però, è un altro: sarà possibile fare in modo che il Dpcm abbia effetto retroattivo? Tecnici e funzionari sono al lavoro, nessuna certezza.
Tra le questioni aperte, è rilevante quella che riguarda chi dovrebbe versare le imposte mancanti: atleti o club? Spiega l’avvocato Gianluca Boccalatte dello studio milanese Biscozzi Nobili Piazza: «I calciatori si troverebbero a debito nei confronti dell’erario. Le ritenute sono operate dalle società, l’assenza di versamenti prevede che ci sia solidarietà tra datore di lavoro e dipendente». Entrambe le parti dovrebbero contribuire al saldo delle imposte. «Ma i giocatori sono abituati a trattare gli ingaggi al netto, anche se le carte federali prevedono che la cifra sia
Emergenza
Pesante contraccolpo per le società ma anche per alcuni atleti e non solo nel calcio
espressa al lordo. E i procuratori si tutelano non avendo — duole dirlo — grande fiducia nello Stato italiano, che non dà certezze, come questa vicenda dimostra». Andrea Parolini, commercialista dello studio Maisto, guarda avanti con preoccupazione: «Le conseguenze si avranno anche nel mercato di gennaio. Si parla del ritorno di Paredes, Pellè, El Shaarawy: in questa nuova situazione tutto diventerebbe molto più costoso. Tra l’altro non è coinvolto solo il calcio: pensiamo ai golfisti, ai piloti oppure nel basket a Belinelli, appena tornato in Italia».