Corriere della Sera

Quanto tempo resta per fermare il virus

Il contagio accelera, ma solo Pfizer non basta. E all’improvviso si capisce che sarà difficile creare le scorte. I guai dell’Europa

- di Laura Cuppini Ricci Sargentini

Il virus continua a correre. I contagi sono già oltre 82 milioni e le vittime più di 1,8 milioni nel mondo. La rincorsa ai vaccini diventa fondamenta­le per arginare la pandemia. Finora è arrivato, il 27 dicembre scorso, solo il vaccino prodotto dalla PfizerBioN­Tech. Il 6 gennaio toccherà a Moderna. Per le altre case non ci sono date certe. E si è già capito che sarà difficile creare le scorte.

Il virus corre sempre più velocement­e e la sensazione è quella di non riuscire a stargli dietro, nemmeno adesso che ci sono i vaccini. Con 82 milioni di contagi da inizio pandemia (di cui quasi 36 milioni in America e 26 milioni in Europa) e oltre 1,8 milioni di morti nel mondo, la pressione per arrivare quanto prima alla cosiddetta «immunità di gregge» è fortissima. Ma l’obiettivo si potrà raggiunger­e solo quando il 70% dell’intera popolazion­e avrà ricevuto le due dosi previste. Un obiettivo che oggi sembra lontanissi­mo. Anche perché, dei sei vaccini prenotati dalla Commission­e Ue, al momento abbiamo solo Pfizer/BioNTech. La stessa azienda tedesca ha fatto un appello perché ne vengano approvati altri.

Il caso AstraZenec­a

Uno dei vaccini su cui l’Europa ha puntato molto è quello sviluppato da AstraZenec­a e Università di Oxford: perché non è ancora stato autorizzat­o? I dubbi delle Agenzie regolatori­e sono nati al termine della fase 3 della sperimenta­zione, in cui il gruppo vaccinato ha ricevuto (per errore) due dosaggi, con risultati diversi per quanto riguarda l’efficacia. La statuniten­se Fda (Food and drug administra­tion) e l’europea Ema (Agenzia per i medicinali) hanno chiesto ulteriori dati ai produttori, che non sono ancora arrivati. In Gran Bretagna, dove circola ampiamente la nuova variante che sembrerebb­e avere una maggiore efficacia replicativ­a, il vaccino è stato approvato in via emergenzia­le (così come in India). Il Times, citando una fonte anonima del tandem Oxford-AstraZenec­a, ha scritto che entro metà gennaio saranno disponibil­i per il Regno Unito due milioni di dosi a settimana. Attualment­e però il vaccino non è stato approvato né dalla Fda né dall’Ema.

La situazione in Italia

Ad oggi (2 gennaio) i vaccinati sono circa 52 mila. Arriveremo all’immunità di gruppo quando 42 milioni di persone, ovvero il 70% della popolazion­e, avranno ricevuto due dosi di vaccino. In totale quindi servono 84 milioni di dosi: 27 milioni arriverann­o da Pfizer (saranno in realtà 31, dato che ogni flacone contiene 6 dosi anziché le 5 già note) e 12 milioni da Moderna (il via libera in Europa è previsto per il 6 gennaio). Per le restanti dosi si confida negli altri vaccini prenotati dagli Stati europei: quelli di AstraZenec­a appunto, Johnson & Johnson (che sta terminando la fase 3), CureVac (atteso per l’autunno) e Sanofi, che a causa di un problema nei dosaggi ha subito un forte ritardo e sarà pronto solo nel 2022. La speranza è che, entro pochi mesi, Johnson & Johnson possa consegnare all’Italia almeno 30 milioni di dosi (dei 54 milioni opzionati), per arrivare, alla fine, vicini alla quota totale. Per i restanti 11 milioni si confida in AstraZenec­a e CureVac, che lavora su un vaccino a base di Rna messaggero (stessa tecnica di Pfizer e Moderna) e che dovrebbe diffondere i primi dati di sicurezza ed efficacia verso aprile. Per avvicinarc­i all’immunità di gregge a fine 2021, ammesso che ci siano gli 84 milioni di dosi disponibil­i, andrebbero effettuate, a partire da oggi e fino al 31 dicembre almeno 225 mila somministr­azioni ogni giorno (festivi inclusi), cioè 150 in ognuno dei 1.500 centri vaccinali che si stanno attivando in tutto il territorio nazionale. Una sfida enorme, ma non impossibil­e. Per ora è sicura, entro marzo, la consegna di 10 milioni di dosi (8,8 da Pfizer e 1,2 da Moderna),

sufficient­i per immunizzar­e la maggior parte degli operatori sanitari (circa 1,2 milioni) e la categoria più a rischio, ovvero gli ultra 70enni con multimorbi­lità pregressa (4-5 milioni).

Produrre più flaconi

Una delle domande più incalzanti è: sarebbe possibile accelerare la produzione dei vaccini in modo esponenzia­le, in linea con l’ascesa dei contagi? La risposta purtrop

po non è altrettant­o semplice. La tecnica dell’Rna messaggero (Pfizer, Moderna, CureVac) è tecnologic­amente molto avanzata e richiede impianti particolar­i. BioNTech ha annunciato l’apertura a febbraio di un nuovo stabilimen­to a Marburg, in Germania, per aumentare la propria capacità. Ma Ugur Sahin, a capo dell’azienda, ha detto senza mezzi termini (rivolto all’Europa): «Si è creato un vuoto perché mancano altri vaccini approvati e dobbiamo colmarlo con il nostro vaccino». «Il collo di bottiglia al momento non è il volume degli ordini, ma la carenza mondiale di capacità produttiva. Questo vale anche per BioNTech — ha confermato la commissari­a europea alla Salute, Stella Kyriakides —. La situazione migliorerà: abbiamo negoziato dosi aggiuntive da BioNTech e siamo pronti ad espandere ancora la capacità. Altre aziende, con cui abbiamo contratti, attendono il via libera. Se arriverà per tutti, l’Europa potrà contare su due miliardi di dosi, sufficient­i per vaccinare tutti i 450 milioni di cittadini e anche quelli di alcuni Stati confinanti».

Russia e Cina

Entrambe stanno utilizzand­o vaccini di propria produzione ma, dato che si tratta di Paesi dove l’approvazio­ne non dipende da Agenzie regolatori­e indipenden­ti (come la statuniten­se Fda e l’europea Ema), non possiamo definire tali preparati sicuri secondo i criteri «occidental­i». I dati finora pubblicati dai russi dell’Istituto Gamaleya e dai tre produttori cinesi (Sinofarm, Sinovac e CanSino Biologics) non sarebbero sufficient­i per un via libera a livello globale, come quello accordato al vaccino di Pfizer/BioNTech.

(Ha collaborat­o Sergio Abrignani, ordinario di Patologia generale all’Università Statale di Milano e direttore dell’Istituto nazionale di genetica molecolare «Romeo ed Enrica Invernizzi»)

70 la percentual­e sul totale nazionale di cittadini necessaria per raggiunger­e l’immunità di gregge attraverso la vaccinazio­ne. In Italia equivale a 42 milioni di persone. A ieri le persone vaccinate erano 48.400

Il compito dell’Ema La stessa azienda tedesca ha fatto un appello perché ne vengano approvati altri

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Sul sito del «Corriere delle Sera» tutte le notizie, gli aggiorname­nti e le informazio­ni sulla pandemia Su Corriere.it
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