Scuola, rinvio tra le tensioni
Secondarie in presenza al 50% dall’11, ma molti governatori prolungano lo stop. L’attesa dei presidi Caso Gallera, svolta in Lombardia: Letizia Moratti candidata a guidare la Sanità
Elementari e medie partono domani, le superiori l’11 con presenza al 50%. Il governo ha stilato il calendario per il rientro a scuola, ma otto Regioni prolungano lo stop. I presidi, disorientati, attendono ad avvisare le famiglie: «Troppi cambiamenti repentini». Il caso Gallera scuote la Lombardia: Letizia Moratti candidata a guidare la Sanità.
Dopo la fuga in avanti delle Regioni e lo scontro notturno nel governo è la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ad annunciare il rinvio delle lezioni in presenza per le scuole superiori: «Il governo ha autorizzato dall’11 di gennaio l’ingresso nelle scuole anche per gli studenti delle superiori che potranno rientrare in una percentuale pari al 50%». Elementari e medie cominceranno il 7, così come le superiori ma queste ultime per i primi giorni ancora con le lezioni a distanza.
Lo slittamento non è comunque servito a convincere le Regioni ad adeguarsi alle misure del governo. Piemonte e Puglia (in classe dal 18), Sardegna e Calabria (tutto gennaio in Dad) si sono aggiunte all’elenco delle Regioni che non seguiranno l’indicazione che tante liti è costata nel governo. Già lunedì Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Marche avevano annunciato che terranno in Dad gli studenti fino a fine mese e la Campania fino al 25 per le superiori. La Sicilia deciderà nei prossimi giorni. Ma intanto a imporre il rinvio del ritorno in classe in alcune regioni potrebbe essere anche l’Rt che verrà valutato dalla cabina di regia venerdì 8. Le regioni che hanno un Rt sopra 1.25 (quello che fino a ieri obbligava alla zona arancione) saranno in zona rossa, tutto chiuso dunque comprese le scuole. Lo ha spiegato Azzolina, che per la prima volta ammette: «Se si hanno contagi altissimi posso anche capire che si chiude la scuola, ma allora si deve chiudere tutto il resto».
Con questa prospettiva di avere mezza Italia che non riapre è difficile dare ragione al ministro Luigi Di Maio che ha annunciato che «lunedì si riparte davvero». Molto polemico il sindaco di Firenze Dario Nardella: «La scuola resta indietro, siamo riusciti a far
partire lo shopping di Natale ma non le scuole. E soprattutto non capisco che cosa cambi in quattro giorni di rinvio». Alla domanda che viene polemicamente posta dai sindacati che chiedono un incontro con il governo, e anche dal capogruppo di Italia viva in commissione cultura Gabriele Toccafondi, risponde la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa: «Lo scenario davanti a noi è preoccupante e se non ci sono le condizioni è inutile riaprire la scuola per richiuderla subito dopo».
È questo il timore anche al ministero dell’Istruzione. Soprattutto in vista delle misure che dovranno essere inserite nel prossimo Dpcm, quello che regola le attività dal 15 gennaio: che fine farà la prescrizione di un ritorno in classe del 75 per cento degli studenti, come previsto dall’ordinanza del 24 dicembre? La questione è aperta e molto dipenderà dai dati dei contagi dei prossimi giorni, mentre virologi e medici continuano a insistere — da Walter Ricciardi a Massimo Galli — sulla prudenza. «Per l’11 gennaio — spiega Galli — avremo un’idea del trend dei contagi e allora si faranno valutazioni. In questo momento siamo sospesi per quanto riguarda l’andamento della situazione epidemiologica». Il rischio è che arrivi la nuova ondata come in Gran Bretagna e Germania che debba costringere a misure più restrittive.
Anche gli studenti si mobilitano contro la confusione di questi giorni, proclamando assemblee, mentre il nuovo rapporto di Save The Children e Ipsos segnala che un adolescente su due è convinto «di aver sprecato un anno»; uno su quattro ha un compagno di scuola che ha smesso di frequentare e due su cinque ritengono «ingiusto che gli adulti possano andare al lavoro quando a loro non è permesso di andare a scuola».
Intanto sul tavolo della ministra Azzolina, insieme agli annunci di rinvio delle Regioni, arriva un altro dossier ben spinoso: quello degli esami di Stato: terza media e maturità. Quest’anno sarà lei a decidere se si adotterà di nuovo la versione del mini-esame (solo orale con commissione interna) dello scorso anno. I segnali ci sono tutti.